giovedì 27 aprile 2023

IL BELGIO, AVAMPOSTO DEL LAICISMO, REGISTRA UN INDEBOLIMENTO DEL DIRITTO ALLA LIBERTÀ RELIGIOSA

 


a cura di Aiuto alla Chiesa che Soffre

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LA RIDUZIONE DELLE TUTELE ALL’OBIEZIONE DI COSCIENZA IN AMBITO SANITARIO È PREOCCUPANTE


La Costituzione del Regno del Belgio stabilisce obblighi chiari e positivi a tutela della libertà di religione o di credo. Tutti i belgi sono uguali davanti alla legge (articolo 10) e i diritti e le libertà sono garantiti, senza alcun tipo di discriminazione, anche per le «minoranze ideologiche e filosofiche» (articolo 11). L’articolo 19 sancisce: «Sono garantite la libertà di culto e di pratica pubblica e la libertà di manifestare le proprie opinioni in relazione a qualsivoglia questione, ma saranno puniti eventuali reati commessi nell’esercizio di tali libertà». L’articolo 20 afferma che «Nessuno può essere obbligato a contribuire in alcun modo agli atti e alle cerimonie di una religione diversa dalla propria, o ad osservarne i giorni di riposo». All’articolo 21 si legge invece che «Lo Stato non ha il diritto di interferire nella nomina o nell’insediamento dei ministri di qualsiasi religione, né di proibire loro di corrispondere con i loro superiori e di pubblicare i loro atti, tranne, in quest’ultimo caso, la responsabilità ordinaria in materia di stampa e di pubblicazioni». L’articolo 181 afferma che «Gli stipendi e le pensioni dei ministri del culto sono corrisposti dallo Stato; gli importi necessari sono imputati annualmente al bilancio statale».

Lo Stato riconosce e finanzia le comunità religiose e altri gruppi. Queste sono: Cattolicesimo, Protestantesimo, Anglicanesimo, Giudaismo, Islam, Ortodossia (greca e russa) e le organizzazioni del Conseil Central laïque (Consiglio Centrale Laico). Il riconoscimento del Buddismo e dell’Induismo rimane ancora in sospeso sin dalla fine del 2019. Non sussistono criteri legali o costituzionali ai fini della concessione del riconoscimento statale. Nel 1985, l’allora ministro della Giustizia, Jean Gol, affermò – in risposta ad una interrogazione parlamentare – che si dovevano prendere in considerazione i seguenti criteri: l’appartenenza alla comunità religiosa, la sua storia e il suo contributo al bene della società. Tuttavia, la sua interpretazione dei criteri necessari non è mai stata sancita da alcuna legge. Qualunque sia il loro credo, i contribuenti assicurano il principale sostegno finanziario alle poche religioni o visioni del mondo riconosciute dallo Stato. I gruppi che non sono riconosciuti dallo Stato possono acquisire lo status di associazioni senza scopo di lucro. 

Nelle scuole pubbliche, gli alunni possono seguire corsi di religione oppure di “morale” in base alle preferenze indicate dai genitori. Fatte salve le lezioni di educazione religiosa, il sistema di istruzione pubblica impone la neutralità nella presentazione delle opinioni religiose. Tutte le scuole pubbliche devono garantire insegnanti per ciascuno dei gruppi religiosi o di credo riconosciuti dallo Stato. Le scuole di ispirazione religiosa seguono lo stesso programma di studi delle scuole pubbliche e ricevono sussidi governativi per le spese di funzionamento, quali la manutenzione degli edifici e le attrezzature. Nel giugno 2020, la Corte Costituzionale ha dato ragione alla Haute École Francisco Ferrer de la Ville de Bruxelles in una causa relativa alla politica scolastica di vietare agli alunni di indossare qualsiasi simbolo religioso o filosofico, nel tentativo di creare un ambiente scolastico «completamente neutrale». Nel gennaio 2021, il distretto educativo della Vallonia-Bruxelles ha annunciato che, a partire dal settembre 2021, gli studenti degli istituti superiori o professionali per adulti saranno autorizzati a indossare simboli religiosi o filosofici (quali croci, velo, kippah). La disposizione interesserà circa 50.000 studenti.

Il Tribunale del lavoro di Gand si è pronunciato a favore di un’azienda privata che ha vietato l’uso del velo ai dipendenti che hanno un contatto diretto con i clienti, affinché tutto il personale avesse un «aspetto neutrale». La Corte ha ritenuto che tale disposizione non comportasse maggiori svantaggi per le donne musulmane rispetto agli altri lavoratori. Il caso ha avuto inizio nel 2009 ed è stato giudicato anche dalla Corte di Giustizia europea, che nel 2017 ha stabilito che la politica della suddetta azienda avrebbe dovuto essere applicata soltanto per i lavoratori che avevano contatti con i clienti, che non avrebbe dovuto essere applicata su richiesta di un cliente specifico, e che la società avrebbe dovuto verificare se il proprio lavoratore poteva essere assegnato a una mansione diversa. Nel marzo 2018, il governo ha posto fine alla gestione della Grande Moschea di Bruxelles da parte dell’Arabia Saudita a causa delle preoccupazioni relative al radicalismo e «all’interferenza straniera nel modo in cui l’Islam viene insegnato in Belgio». 

Nel dicembre 2020, su consiglio dei servizi di sicurezza, il governo ha rifiutato di riconoscere la Grande Moschea come una «comunità di fede locale» per via delle accuse di infiltrazione di spie estere. «Non posso e non accetterò che regimi stranieri abbiano la possibilità di deviare l’Islam per motivi ideologici o politici, che cerchino di comandare in Belgio e che impediscano ai musulmani del nostro Paese di sviluppare un proprio Islam progressista», ha dichiarato il ministro della Giustizia, Vincent Van Quickenborne. «Se tacessi su questo argomento, non farei un favore a nessuno. Certamente non ai musulmani che vivono nel nostro Paese». Nel maggio 2017, la Vallonia e le Fiandre hanno votato per vietare la macellazione rituale degli animali senza previo stordimento. Le comunità ebraica e musulmana hanno contestato la legge per motivi religiosi. 

Nel dicembre 2020, la Corte di Giustizia europea ha dichiarato che gli Stati membri possono, per motivi legati al benessere degli animali, richiedere una procedura di stordimento reversibile, che non può portare alla morte dell’animale, e che una simile legge consente di raggiungere un «giusto equilibrio [...] tra l’importanza attribuita al benessere degli animali e la libertà dei credenti ebrei e musulmani di manifestare la loro religione». La sentenza ha contraddetto il parere consultivo del procuratore generale, il quale ha così affermato: «Gli Stati membri dell’UE sono obbligati a rispettare le credenze religiose profondamente radicate degli aderenti alle fedi musulmana ed ebraica permettendo la macellazione rituale degli animali»; richiedere lo stordimento nel processo di macellazione «comprometterebbe l’essenza delle garanzie religiose» assicurate dall’UE. La decisione è stata accolta con una forte condanna da parte dei gruppi religiosi, tra cui il Congresso ebraico europeo.

Le denunce di discriminazione, anche per motivi religiosi o filosofici, possono essere presentate all’UNIA, l’organizzazione governativa per le pari opportunità. L’UNIA raccoglie anche dati e pubblica rapporti sulla discriminazione. Nel 2020, il governo ha avviato un progetto per migliorare la raccolta e l’elaborazione dei «dati sull’uguaglianza» in Belgio. Le cifre ufficiali riportate all’OSCE per essere inserite nei rapporti sui crimini d’odio relativi al 2018 e al 2019 non erano disaggregate in base ai pregiudizi contro i gruppi religiosi. Le statistiche di UNIA non comprendevano gli incidenti registrati durante il periodo di riferimento.

Per quanto riguarda il 2018, le organizzazioni della società civile hanno segnalato 22 incidenti motivati dall’antisemitismo (12 reati contro la proprietà, sei minacce e quattro attacchi alle persone). I casi includevano un memoriale dell’Olocausto vandalizzato alla vigilia dell’anniversario della Notte dei Cristalli, dei graffiti dipinti su abitazioni private, scuole e locali commerciali, e aggressioni fisiche a persone visibilmente riconoscibili di fede ebraica.
Per il 2019, le organizzazioni della società civile hanno segnalato all’OSCE 17 incidenti antisemiti che comprendevano sei aggressioni a persone, sette attacchi a proprietà e quattro minacce. Gli episodi includevano un graffito antisemita e nazista dipinto sul muro di un’università, una minaccia di bomba contro un’emittente radiofonica ebraica e un incidente del giugno 2019 in cui un iracheno armato di coltelli ha cercato di entrare in una sinagoga durante una festività religiosa, fingendosi un membro della comunità ebraica.

Nel 2019, lo storico carnevale di Aalst è stato rimosso dalla lista del patrimonio culturale dell’UNESCO dopo che, durante la sfilata, un carro allegorico aveva presentato figure caricaturali chiaramente antisemite. Il sindaco della città ha risposto dichiarando che: «Aalst è e sarà sempre la capitale dell’umorismo e della satira». Il primo cittadino ha sottolineato l’importanza che l’evento rimanga «libero da offese intenzionali, ma anche dalla censura». Il leader dell’Associazione ebraica europea ha notato come l’incidente rappresenti «per gli ebrei un’ulteriore riprova del fatto che non sono i benvenuti in Europa». Il carnevale del 2020 ha scatenato nuove polemiche raddoppiando il numero delle caricature antisemite, tra le quali anche «undici uomini vestiti da ebrei chassidici con corpi e gambe di formiche (i quali) hanno spinto un carro con un simulacro del Muro del Pianto di Gerusalemme (un gioco di parole con i termini “formica” e “muro” in dialetto locale), avvolto da salsicce di maiale». Il primo ministro del Belgio, che allora era Sophie Wilmès, la cui madre è ebrea, ha affermato che il carnevale di Aalst aveva danneggiato i «valori e la reputazione dell’intero Paese».

Nel 2018, le organizzazioni della società civile hanno segnalato all’OSCE 13 incidenti motivati da pregiudizi contro i musulmani (otto aggressioni fisiche, due attacchi alla proprietà e tre minacce). Gli episodi verificatisi durante il periodo di riferimento includevano una testa di maiale lasciata in una pozza di sangue fuori da un centro culturale islamico nel giugno 2018, nonché delle minacce e delle violenze fisiche ai danni di donne e ragazze che indossavano il velo.
Le organizzazioni della società civile hanno riportato all’OSCE 17 incidenti anti-islamici verificatisi nel 2019, che comprendevano 12 aggressioni ai danni di persone (la maggior parte delle quali commessa contro donne che indossavano il velo), due minacce e tre attacchi alla proprietà. Gli esempi includevano una donna cristiana ortodossa che ha accoltellato sua figlia perché si era convertita all’Islam e aveva sposato un musulmano. La donna è stata condannata a 3 anni con la condizionale. I dipendenti di un’organizzazione a difesa dei musulmani sono stati oggetto di insulti e minacce di morte ricevuti via e-mail. Nell’ottobre 2019, una testa di maiale è stata lasciata davanti all’abitazione di una famiglia musulmana. Nel 2018, i gruppi della società civile hanno riportato all’unità di segnalazione dei crimini d’odio dell’OSCE quattro incidenti anticristiani (tre attacchi alla proprietà e un’aggressione fisica).

In merito al 2019, i gruppi della società civile hanno segnalato all’OSCE tre incidenti motivati da odio anticristiano (due reati contro la proprietà e un attacco fisico). Un Testimone di Geova è stato insultato, preso a pugni e a calci per strada mentre era impegnato in attività religiose. L’auto e la casa di un sacerdote sono state oggetto di un incendio doloso nel settembre 2019, mentre le lapidi in un cimitero cristiano sono state rovesciate e le croci danneggiate. Nel 2020, l’Osservatorio sull’intolleranza e la discriminazione contro i cristiani ha riportato nove incidenti anticristiani, tra cui atti di vandalismo a chiese e statue cristiane. Nell’aprile 2020, un migrante musulmano proveniente dall’Afghanistan è stato arrestato per aver minacciato di «tagliare la gola ai cristiani» in un centro di accoglienza per richiedenti asilo. Le restrizioni alle cerimonie religiose imposte durante la pandemia di coronavirus nel 2020 e nel 2021 hanno incluso il divieto totale di culto pubblico. Tuttavia i luoghi di culto sono rimasti aperti per la preghiera individuale. 

Durante il periodo in esame 2020-22, nel Paese si sono osservati alcuni sviluppi che indicano un potenziale indebolimento del diritto alla libertà religiosa. Sebbene abbia affrontato una questione circoscritta alla legislazione belga, la sentenza della Corte di Giustizia europea sul giusto equilibrio tra il benessere degli animali e la macellazione religiosa ha avuto implicazioni ad ampio raggio in tutta Europa. 

Il monitoraggio governativo dell’estremismo sia nella Grande Moschea che in altri luoghi di culto islamici potrebbe rivelarsi una misura di sicurezza efficace, che tuttavia divide l’opinione pubblica. La riduzione delle tutele all’obiezione di coscienza in ambito sanitario è altrettanto preoccupante. I divieti imposti ai simboli religiosi e il dibattito intorno a questi temi indicano una maggiore spinta verso una forma di laicismo che potrebbe eliminare la religione dalla sfera pubblica del Paese. Al momento, a livello sociale, la situazione delle varie comunità religiose del Belgio rimane stabile.

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