di John Horvat
LA RUSSIA HA SEMPRE PARTECIPATO IN MANIERA NON PASSIVA AGLI INCONTRI DEL
WEF DI KLAUS SCHWAB
Il futuro della guerra in Ucraina dipenderà da come sarà interpretata. Se
si riuscirà a convincere l'opinione pubblica che il motivo della guerra si basa
su qualcosa di più grande dell'agognato territorio ucraino e delle ambizioni
nazionalistiche, la gente potrebbe guardare con simpatia agli invasori russi.
Questa interpretazione sta diventando sempre più evidente nei discorsi di
coloro che sostengono che la guerra sia un conflitto tra le élite globaliste
occidentali e i difensori nazionalisti
russi. Difatti, molti commentatori presentano il Presidente russo Vladimir Putin
come il campione del mondo contro queste élite globaliste, in particolare
quelle che si riuniscono annualmente a Davos per determinare i successivi passi
in avanti del mondo e le priorità del "great reset".
Mons. Viganò sembra ignorare i rapporti storici Russia-Davos
Questa narrazione è stata recentemente presentata dall'arcivescovo Carlo
Maria Viganò, già nunzio apostolico negli Stati Uniti, in un discorso video al Congresso di fondazione del
Movimento internazionale dei russofili a Mosca nel marzo scorso. Questo peculiare
arcivescovo sembra sostenere che il testimone della fede è passato alla Chiesa
ortodossa russa. Quindi, la Russia è "l'ultimo bastione della civiltà
contro la barbarie". In particolare, mette in guardia da Klaus Schwab e
dal Forum economico mondiale di Davos e cita Vladimir Putin, secondo il
quale queste figure globali mirano a "creare una società di schiavi
asserviti all'élite di Davos".
L'arcivescovo Viganò interpretata la guerra come una battaglia contro il
programma di "reset" di Davos e presenta la Russia come un nemico di
lunga data di questo piano. Ha detto: "Abbiamo bisogno di un'alleanza
antiglobalista che restituisca ai cittadini il potere che è stato loro tolto e
alle nazioni la sovranità erosa e ceduta alla lobby di Davos. La Federazione
Russa giocherà un ruolo decisivo in questo sforzo".
Pertanto, tali dichiarazioni sembrerebbero dire che chiunque sia stato
recentemente associato a Davos è almeno sospettato di collaborazione con il
nemico. Queste dichiarazioni ignorano, tra l’altro, tutti gli sforzi degli
occidentali antiglobalisti che giustamente denunciano gli obiettivi
anticristiani degli incontri di Davos.
Il problema di questa narrazione anti-Davos è che è falsa. Fino allo
scoppio della guerra in Ucraina nel febbraio 2022, la Russia è sempre stata
un'accanita sostenitrice della conferenza di Davos. I suoi funzionari, tra cui
Vladimir Putin, hanno a lungo frequentato le élite di Davos. Il quotidiano Politico
riporta che il presidente russo ha legami con Klaus Schwab fin dai primi anni
Novanta. Ha parlato all'evento diverse volte. In effetti, Schwab ha presentato
Putin al raduno virtuale di Davos nel gennaio del 2021.
La Fondazione Roscongress, promotrice degli interessi russi a Davos, ha
riferito di un incontro pre-COVID di Vladimir Putin con il presidente
esecutivo del Forum economico mondiale Klaus Schwab a San
Pietroburgo nel 2019. Durante l'incontro, il presidente russo si è rivolto a
Schwab dicendo: "Abbiamo sempre mantenuto relazioni con il forum da lei
fondato e continueremo a sostenerlo. E, naturalmente, i rappresentanti russi
hanno sempre partecipato e parteciperanno agli eventi da voi organizzati".
Klaus Schwab ha risposto a tono, dicendo: "Per me è sempre stato
importante che i rappresentanti russi partecipino ai nostri eventi a Davos.
Questo è sempre stato di particolare importanza per me". Questa
cooperazione tra Davos e Putin è continuata anche durante gli anni dirompenti
del COVID, fino alla guerra ucraina. Non sono stati i russi a tagliare i
rapporti con Davos (molti oligarchi si sono iscritti all'evento del 2022), ma i
dirigenti di Davos si sono visti costretti a dare un taglio ai legami ufficiali
per rispettare le sanzioni internazionali.
Pertanto, qualsiasi ostilità ufficiale russa nei confronti di Davos è un
recente sviluppo dal 2022 e non uno sforzo incessante sviluppato nel corso
degli anni per combattere le élite globaliste.
Né Davos né Dugin
La partecipazione della Russia a Davos non è stata passiva, bensì robusta.
Una delle sedi multifunzionali per gli incontri tra i partecipanti all'incontro
annuale di Davos è stato un luogo chiamato Russian House. Dal 2018, il
luogo ha ospitato membri della delegazione ufficiale russa, imprenditori e
opinionisti. Nel 2020, Politico ha riferito che oltre 2.000 ospiti
provenienti da 85 Paesi si sono incontrati alla Russian House. A loro si
sono aggiunti numerosi rappresentanti dei media che coprivano gli eventi sul
posto. La detta Russian House è ben nota per le sue feste elaborate,
chiassose e costose.
In altre parole, ci sono poche prove di un passato antagonismo tra i leader
russi e le élite di Davos. In effetti, i partecipanti russi, tra cui Putin e
molti oligarchi, hanno agito come élite globaliste. Durante tutto quel tempo,
il contingente russo non ha fatto alcuno sforzo per denunciare la cospirazione
di Davos finalizzata a formare quella "società di schiavi sottomessi"
che ha menzionato mons. Viganò.
Il cambiamento di atteggiamento verso Davos è avvenuto solo dopo
l'invasione ucraina. Ma l'interpretazione della guerra come risposta anti-Davos
non corrisponde alla realtà della collaborazione passata. Sembrerebbe più in
linea con le ambizioni nazionaliste espresse dall'ideologo russo Alexander Dugin e dalla
sua "quarta teoria politica". Il suo programma richiederebbe una
pesante rottura con l'Occidente, come quella provocata dall'attacco ucraino,
per forzare la formazione di un mondo "multipolare".
Indipendentemente dalla falsa narrazione adottata - Davos o Dugin – bisogna
aggiungere che entrambe escludono la soluzione di Fatima del 1917. La vera via
non può che essere l’appello di Fatima alla rigenerazione morale dell’umanità
che promette sia la conversione della Russia che il trionfo del Cuore
Immacolato della Madonna.
Fonte: Tfp.og, 31 marzo 2023. Traduzione
a cura di Tradizione Famiglia Proprietà – Italia.
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