domenica 23 aprile 2023

ALBANIA, DOPO DECENNI DI ATEISMO FORZATO IL PAESE VIVE UNA SIGNIFICATIVA RINASCITA RELIGIOSA, MA…



a cura di Aiuto alla Chiesa che Soffre

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SE L’ALBANIA DOVESSE ENTRARE NELL’UE, SAREBBE IL PRIMO PAESE A MAGGIORANZA MUSULMANA A FARNE PARTE. CIÒ POTREBBE PROVOCARE UNO SCONTRO DI VALORI CULTURALI E POLITICI, FONDATO SUL CONCETTO ISLAMICO DELLA MANCATA SEPARAZIONE TRA RELIGIONE E STATO


La Costituzione dell’Albania, adottata nell’ottobre 1998, individua nella «coesistenza religiosa» un principio fondamentale per lo Stato (articolo 3). La Repubblica è uno Stato laico (articolo 10), che garantisce le libertà di coscienza e di religione, che includono il diritto di scegliere o cambiare la propria religione o le proprie convinzioni e di esprimerle «individualmente o collettivamente, nella vita pubblica o privata, attraverso il culto, l’educazione […] o la pratica di riti» (articolo 24). L’articolo 18 proibisce le discriminazioni per motivi religiosi e sono vietati i partiti politici o altre organizzazioni «i cui programmi o attività si basano su metodi totalitari e che incitano e favoriscono» l’odio religioso (articolo 9). La distruzione o il danneggiamento di oggetti religiosi, nonché l’ostacolare cerimonie religiose costituiscono reati perseguibili. Le comunità religiose sono uguali davanti alla legge e le relazioni tra lo Stato e le comunità religiose sono regolate da accordi ufficiali (articolo 10). Il governo non richiede ad alcun gruppo religioso di registrarsi o di ottenere licenze, ma le relazioni tra lo Stato e le comunità religiose sono regolate dal Comitato statale per i culti. 

Dopo decenni di ateismo forzato sotto il regime comunista, crollato nel 1991, il Paese sembra vivere oggi una significativa rinascita religiosa. La maggior parte dei cittadini si associa tradizionalmente a una delle quattro comunità religiose predominanti e storicamente presenti nel Paese: due sono musulmane (quella sunnita, praticata dalla maggioranza della popolazione, e quella bektashi) e due cristiane (la Chiesa cattolica romana e la Chiesa ortodossa autocefala di Albania).

A causa della sua tradizione laica e delle risorse limitate, il governo si è astenuto dal fornire assistenza finanziaria per la ricostruzione delle infrastrutture religiose distrutte sotto il comunismo. «Non possiamo vietare gli aiuti finanziari provenienti dall’estero», ha dichiarato Loreta Aliko, a capo del Comitato statale sui culti, ammettendo che i fondi del governo sono limitati. I ritardi nella restituzione delle proprietà religiose sequestrate dal governo comunista di Enver Hoxha sono oggetto di critiche da parte delle diverse comunità religiose. La Turchia è percepita come il più attivo sostenitore della comunità islamica albanese e ha finanziato la costruzione della Grande Moschea Namazgja a Tirana, così come la ristrutturazione di antiche moschee e logge sufi in tutto il Paese. La comunità salafita si è invece affidata all’Arabia Saudita, dalla quale ha ricevuto sostegno e borse di studio. La comunità sufi ha inoltre beneficiato di aiuti provenienti dall’estero: «La comunità sciita irachena ci sta aiutando molto oggi», ha reso noto Edmond Brahimaj, il leader mondiale dei Bektashi, chiamato Baba Mondi.

Il governo albanese non ha fornito statistiche ufficiali relative ai crimini a sfondo religioso commessi nel 2018 e nel 2019 all’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa per l’inclusione nel Rapporto annuale sui crimini d’odio. Tuttavia la SETA (la Fondazione per la ricerca politica, economica e sociale, finanziata dal governo turco) ha riportato un crimine d’odio con un pregiudizio antislamico commesso nell’agosto 2018: «Il muro di un negozio è stato vandalizzato con graffiti ostili ai musulmani da un gruppo di odio organizzato». La SETA ha riportato anche due crimini antislamici compiuti nell’agosto del 2019. «Un monumento commemorativo, in onore delle vittime di un recente tentativo di colpo di stato antigovernativo in Turchia, è stato vandalizzato. I nomi delle vittime sono stati distrutti assieme ad una bandiera turca con l’ausilio di macchinari pesanti. Si è trattato del secondo incidente del genere ai danni del monumento verificatosi nello stesso anno».

Nel Rapporto annuale 2018 sull’islamofobia, la SETA ha notato come gli incidenti islamofobici si leghino spesso a sentimenti ostili ai turchi, come avvenuto durante le commemorazioni per l’“Anno di Scanderbeg” (il 550° anniversario della morte del condottiero albanese, celebre per la sua guerra contro l’impero ottomano). Nel Rapporto 2019, la SETA ha sottolineato inoltre che il terremoto del novembre 2019 in Albania è stato seguito da «discorsi di odio e sentimenti anti-musulmani diffusi attraverso i social media» dopo che il primo ministro aveva pubblicato citazioni religiose sulla sua pagina Facebook. La Fondazione ha descritto il fenomeno dell’islamofobia in Albania come spesso connesso alle critiche al finanziamento turco della Grande Moschea di Tirana, e all’idea che a un Paese a maggioranza musulmana non dovrebbe essere concessa l’adesione all’UE. Nel marzo 2020, a causa della pandemia di coronavirus, la comunità islamica e la Chiesa cattolica hanno sospeso temporaneamente in Albania tutte le cerimonie religiose e lasciato aperte moschee e chiese esclusivamente per la preghiera personale e per i funerali. Le limitazioni e le modifiche alle attività di culto sono state ripristinate più tardi nel corso dell’anno, a causa di un nuovo aumento dei contagi in seguito a un allentamento delle restrizioni.

Nel maggio 2020, due bombe molotov inesplose sono state rinvenute vicino alla moschea Namazgja in costruzione a Tirana. Tuttavia, il luogo di culto è situato di fronte all’ingresso dell’edificio del Parlamento albanese e non è chiaro quale dei due edifici fosse l’obiettivo dell’attacco. Nel luglio 2020 l’Albania ha inaugurato un memoriale dell’Olocausto a Tirana, per onorare «gli albanesi, cristiani e musulmani, [che] hanno messo in pericolo la loro vita per proteggere e salvare gli ebrei». La piccola comunità ebraica che viveva in Albania ha lasciato il Paese per Israele subito dopo la caduta del regime comunista nel 1991.

Nell’ottobre 2020, l’Albania è diventata il primo Paese a maggioranza islamica ad adottare formalmente la definizione di antisemitismo elaborata dall’Alleanza Internazionale per la Memoria dell’Olocausto e a «promettere di combattere i pregiudizi antiebraici». La decisione è giunta a pochi giorni dal primo “Forum dei Balcani sull’antisemitismo”, organizzato dal Parlamento albanese15. Durante il Forum, il primo ministro albanese ha definito l’antisemitismo «una minaccia alla nostra civiltà». Il Rapporto della Commissione europea sull’Albania, pubblicato nell’ottobre 2020, ha rilevato che le libertà di pensiero, coscienza e religione erano «generalmente rispettate» nel Paese balcanico e che «l’armonia e la cooperazione interreligiosa proseguono». Benché il Consiglio europeo avesse deciso, nel marzo 2020, di aprire i negoziati di adesione per l’Albania e la Macedonia del Nord, la Bulgaria mesi dopo ha votato contro l’avvio dei colloqui a causa di controversie irrisolte con la Macedonia del Nord relative alla lingua e alla storia.

Nel dicembre 2020, i leader dell’UE hanno sollecitato la Bulgaria a porre fine ai ritardi, avvertendo lo Stato membro che rischiava «di minare la sicurezza nei Balcani e in tutta Europa». Nel dicembre 2020, dopo che un uomo era stato colpito dalla polizia per non aver rispettato l’obbligo del coprifuoco imposto a causa della pandemia, alcuni manifestanti hanno lanciato delle pietre contro edifici governativi, hanno dato fuoco a un albero di Natale situato di fronte all’ufficio del Primo Ministro e hanno distrutto le decorazioni natalizie nella piazza principale di Tirana.

La tolleranza religiosa che caratterizza le relazioni tra la comunità islamica e le Chiese ortodossa e cattolica rimane uno dei pilastri centrali della stabilità della società albanese. Nel periodo in esame, le relazioni tra musulmani e cristiani albanesi si sono mantenute buone. Tuttavia, la religione potrebbe essere motivo di preoccupazione per questa nazione che dal 2014 ha intrapreso un percorso verso l’adesione all’Unione europea. Se l’Albania dovesse entrare nell’UE, sarebbe il primo Paese a maggioranza musulmana a farne parte. Ciò potrebbe provocare uno scontro di valori culturali e politici, fondato sul concetto islamico della mancata separazione tra religione e Stato.

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