martedì 18 aprile 2023

TRE QUARTI DELLA POPOLAZIONE MONDIALE VIVE IN PAESI CON UNA FERTILITÀ INFERIORE AL TASSO DI SOSTITUZIONE



di Sabina Righetti

CALO DELLA FERTILITÀ IN TUTTO IL MONDO, AVANZA L’INVERNO DEMOGRAFICO

La Divisione per la popolazione delle Nazioni Unite afferma che tre quarti della popolazione mondiale vive in paesi con una fertilità inferiore alla sostituzione, vale a dire quella fertilità che non permette di avere il necessario numero di bambini per sostituire la popolazione attuale.

In tutto il mondo, la popolazione continua a crescere, non perché stiamo avendo più nascite ma grazie ai meno morti conseguenza di un generale miglioramento dell’assistenza sanitaria.

Sono diversi i problemi causati dall’inverno demografico: si va dalla stagnazione economica al potenziale collasso economico, da un minor numero di lavoratori che si prendono cura di una popolazione anziana in crescita a difficoltà nel gestire il sistema pensionistico.

Il dottor Nicholas Eberstadt, docente di economia politica presso l’American Enterprise Institute di Washington DC. ha recentemente osservato che oltre il 30% delle donne nate oggi in Giappone non avrà figli mentre il 50% non avrà mai nipoti. “Tanti anziani giapponesi stanno morendo da soli, vivono quella che viene definita morte solitaria, ed un’intera industria è sorta per recuperare i resti delle persone morte senza nessuno accanto”.

Anche la Cina ha una crisi demografica in arrivo, dovuta in parte a decenni di politica del figlio unico, oggi superata. Secondo il professor Eberstadt, studioso di demografia, sviluppo e sicurezza internazionale ed autore del libro “Men Without Work: Post Pandemic Edition” (2022, Templeton Press), in Cina, “per quanto si possa ricordare, le famiglie allargate sono sempre state la rete di sicurezza definitiva. Presto molti cinesi non avranno più loro su cui ripiegare”.

Il problema mondiale dell’inverno demografico continuerà a crescere a meno che non ci sia un cambiamento culturale verso l’avere più figli. Ma non si vedono politiche adeguate all’orizzonte, specie in Italia…

Qualche mese fa, nel saluto inviato ai partecipanti alla seconda edizione degli Stati Generali della Natalità, evento promosso dalla Fondazione per la Natalità e dal Forum Nazionale delle Associazioni Familiari e tenutosi all’Auditorium della Conciliazione a Roma, Papa Francesco ha considerato il tema della natalità "una vera e propria emergenza sociale. Non è immediatamente percepibile, come altri problemi che occupano la cronaca, ma è molto urgente: nascono sempre meno bambini e questo significa impoverire il futuro di tutti; l’Italia, l’Europa e l’Occidente si stanno impoverendo di avvenire". "C’è una periferia esistenziale in Occidente, poco vistosa, che non si nota immediatamente. È quella delle donne e degli uomini che hanno il desiderio di un figlio, ma non riescono a realizzarlo", aveva aggiunto il Santo Padre.

Il Papa si era poi riferito ai "molti giovani [che] faticano a concretizzare il loro sogno familiare. E allora si abbassa l’asticella del desiderio e ci si accontenta di surrogati mediocri, come gli affari, la macchina, i viaggi, la custodia gelosa del tempo libero… La bellezza di una famiglia ricca di figli rischia di diventare un’utopia, un sogno difficile da realizzare. Questa è una nuova povertà che mi spaventa. È la povertà generativa di chi fa lo sconto al desiderio di felicità che ha nel cuore, di chi si rassegna ad annacquare le aspirazioni più grandi, di chi si accontenta di poco e smette di sperare in grande. Sì, è una povertà tragica perché colpisce gli esseri umani nella loro ricchezza più grande: mettere al mondo vite per prendersene cura, trasmettere ad altri con amore l’esistenza ricevuta. Non vedere il problema della denatalità è un atteggiamento miope; è rinunciare a vedere lontano, a guardare avanti. È girarsi dall’altra parte, pensando che i problemi siano sempre troppo complessi e che non si possa fare nulla. È, in una parola, arrendersi".

Bergoglio aveva quindi elogiato gli organizzatori per il titolo scelto per l’evento: "Si può fare". Il Pontefice l’aveva trovato infatti un invito a "chi non si rassegna. È il titolo di chi spera contro ogni speranza, contro numeri che inesorabilmente peggiorano di anno in anno. Si può fare vuol dire non accettare passivamente che le cose non possano cambiare e le cose possono cambiare se senza paura, andando oltre gli interessi di parte e gli steccati ideologici, ci si impegna insieme". Secondo l’Istat se non verrà invertita la rotta della natalità con misure strutturali nel 2050 l’Italia avrà 5 milioni di abitanti in meno: solo poco più di una persona su due sarebbe in età da lavoro, con un 52% di persone tra i 20-66 anni che dovrebbero provvedere sia alla cura e alla formazione delle persone sotto i venti anni (16%), sia alla produzione di adeguate risorse per il mantenimento e l’assistenza ai pensionati (32%). In questo quadro le nascite annue potrebbero scendere nel 2050 a 298 mila unità.


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