mercoledì 26 aprile 2023

AUSTRIA, TRA REGISTRAZIONE DEGLI IMAM E CRIMINALIZZAZIONE DELL’«ESTREMISMO A SFONDO RELIGIOSO»



a cura di Aiuto alla Chiesa che Soffre

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L’AUSTRIA È UNO STATO LAICO E IL SISTEMA GIURIDICO È RELIGIOSAMENTE NEUTRALE, MA...


La libertà religiosa è tutelata in Austria da una combinazione di leggi, trattati, convenzioni, che vanno ad aggiungersi alla Legge costituzionale federale e alla Legge fondamentale dello Stato sui diritti generali dei cittadini1. La libertà di religione include il diritto di aderire, lasciare o astenersi dall’aderire a qualsiasi Chiesa o comunità religiosa. Il diritto di praticare la propria religione, individualmente o in comunità con altri, attraverso il culto, l’insegnamento, la preghiera e l’osservanza dei costumi religiosi è garantito a tutti. L’articolo 7 della Costituzione e l’articolo 2 della Legge fondamentale dello Stato sui diritti generali dei cittadini stabiliscono che tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge e che sono vietati i privilegi basati sulla religione. 

Le libertà di espressione, di credo e di coscienza sono tutelate e la legge consente agli obiettori di coscienza di optare per un servizio alternativo a quello di leva. Il Codice Penale proibisce «l’interruzione della pratica della religione» (articolo 189). Sono previsti aumenti di pena per i danneggiamenti o i furti ai danni di luoghi dedicati al culto religioso o di oggetti sacri (articoli 126 e 128). La legge de facto austriaca sulla blasfemia prevede che «Chiunque denigri o derida pubblicamente una persona o una cosa che è oggetto di culto di una Chiesa nazionale o di una società religiosa, oppure una dottrina, [o un altro] comportamento» può essere soggetto ad azioni penali (articolo 188). 

Nell’ottobre 2018, la Corte europea dei Diritti dell’uomo si è pronunciata sulla compatibilità di questa legge con il diritto alla libertà di espressione, ai sensi dell’articolo 10 della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali. Nel caso di E.S. contro l’Austria, la ricorrente era stata condannata ai sensi dell’articolo 188 del Codice austriaco per aver insinuato che Maometto, il profeta dell’Islam, avesse «tendenze pedofile» facendo «riferimento al matrimonio che Maometto aveva contratto con Aisha, di sei anni, e al fatto che l’unione sarebbe stata consumata quando la moglie del Profeta aveva nove anni». La Corte europea ha ritenuto che i tribunali austriaci «non avessero oltrepassato il loro – ampio– margine di discrezionalità» e fossero «in una posizione migliore per valutare quali dichiarazioni potessero turbare la pace religiosa nel loro Paese». 

La sezione 283 del Codice Penale vieta i discorsi di odio, includendovi l’incitamento pubblico all’odio contro una persona o un gruppo (incluse le Chiese e le società religiose), o gli insulti a tale persona o gruppo «con l’intenzione di violare [la loro] dignità umana». Nel dicembre 2020, il Consiglio federale ha approvato con non poche difficoltà un pacchetto legislativo che includeva una legge per combattere i discorsi d’odio online, che richiede alle piattaforme online di bloccare (nel caso in cui si riscontrino certi criteri) i contenuti illegali entro un determinato periodo. La legge è entrata in vigore il 1° gennaio 2021. L’Austria è uno Stato laico e il sistema giuridico è religiosamente neutrale. Per ragioni storiche, il Paese mantiene un rapporto privilegiato con la Chiesa cattolica romana, regolato dal Concordato del 1933 con la Santa Sede e da altre leggi che includono accordi speciali su questioni educative e finanziarie.

Ai sensi della legge, i gruppi religiosi sono divisi in tre categorie (in ordine decrescente di status): Chiese e società religiose ufficialmente riconosciute, comunità religiose confessionali e associazioni. Le società religiose ufficialmente riconosciute hanno il diritto di praticare il culto in pubblico, di amministrare autonomamente i propri affari interni, di fondare scuole private (sostenute finanziariamente dallo Stato) e di impartire l’istruzione religiosa nelle scuole statali e private, beneficiando di un sostegno pubblico. Il riconoscimento giuridico conferisce a una Chiesa o a una comunità religiosa lo status di persona giuridica e capacità giuridica privata. Per essere annoverati tra le Chiese o le società religiose, i gruppi devono essere stati riconosciuti come tali prima del 1998, oppure devono avere un numero di membri pari allo 0,2 per cento della popolazione, ed esistere da almeno vent’anni (dieci dei quali come gruppo organizzato e cinque come “comunità confessionale”).

I gruppi religiosi non iscritti tra le società possono chiedere il riconoscimento come “comunità confessionali”. L’appartenenza a questa seconda categoria conferisce a questi gruppi un certo livello di status giuridico, ma non i benefici in ambito finanziario, educativo e relativo all’immigrazione offerti alle società religiose riconosciute. I gruppi devono avere almeno 300 membri e presentare i propri statuti assieme ad una descrizione scritta della loro dottrina religiosa. Spetta all’Ufficio per gli Affari Religiosi della Cancelleria Federale decidere se un gruppo abbia i requisiti necessari per essere incluso tra le comunità religiose confessionali. 

L’istruzione religiosa è obbligatoria fino all’età di 14 anni ed è finanziata pubblicamente in proporzione al numero di bambini appartenenti alle diverse società religiose ufficialmente riconosciute. In alcune scuole vengono offerti dei corsi di etica agli studenti che scelgono di non frequentare quelli di religione. Sia l’istruzione religiosa che quella etica includono nozioni sui princìpi dei diversi gruppi religiosi. Nel dicembre 2020, la Corte Costituzionale ha annullato il divieto generale di suicidio assistito, ritenendo che tale proibizione violasse il «diritto all’autodeterminazione». I vescovi cattolici austriaci hanno reagito alla sentenza, che non consente l’eutanasia ma permette alcune forme di “morte assistita”, invitando il Parlamento a lavorare su una legislazione alternativa capace di opporsi al verdetto e ad «aumentare la disponibilità di centri residenziali di cure palliative per gli anziani».

Nello stesso mese, la Corte Costituzionale ha inoltre annullato una legge che proibiva ai bambini delle scuole elementari di indossare «capi di abbigliamento religioso che prevedono la copertura del capo». Dal momento che i copricapi indossati dai ragazzi sikh e le kippah ebraiche non erano contemplati dalla legge, la Corte ha stabilito che «il divieto selettivo [...] si applicasse esclusivamente alle studentesse musulmane, distinguendole pertanto in modo discriminatorio dagli altri alunni».

Dopo anni in cui il governo austriaco ha minacciato più volte di chiudere il Centro internazionale King Abdullah bin Abdulaziz per il dialogo interreligioso e interculturale, finanziato dai sauditi, a causa delle violazioni dei diritti umani in Arabia Saudita, nel giugno 2020 si è diffusa la notizia che il Centro si sarebbe trasferito a Ginevra. Tuttavia, a ottobre 2020, l’organizzazione era ancora operativa in Austria. All’indomani di un attacco terroristico commesso da un estremista islamico nel novembre 2020, il Consiglio dei Ministri «ha concordato una vasta gamma di misure antiterrorismo volte a colmare le falle relative alla sicurezza percepite e identificate a seguito» dell’attacco. «Creeremo un reato penale chiamato “Islam politico” che ci permetta di agire contro coloro che non sono essi stessi terroristi, ma che creano terreno fertile per lo sviluppo del terrorismo», ha twittato l'allora cancelliere Sebastian Kurz dopo la riunione di gabinetto. Tuttavia, il nome del reato è stato successivamente cambiato in «associazione estremista a sfondo religioso». Anche la registrazione di tutti gli imam del Paese è stata inclusa nelle misure previste, così come il divieto di utilizzo di simboli associati a organizzazioni estremiste (comprese quelle di estrema destra e islamiste). Le autorità hanno inoltre compiuto perquisizioni e controlli in luoghi legati ai Fratelli Musulmani e ad Hamas, iniziativa che il Ministro dell’Interno ha definito «non mirata contro i musulmani o l’Islam in quanto comunità religiosa».

Al contrario, queste misure sono anche destinate a proteggere i musulmani, «la cui religione viene spesso strumentalizzata per perseguire gli scopi di un’ideologia ostile alla Costituzione». Lo Stato Islamico ha rivendicato la responsabilità dell’attacco terroristico compiuto nel novembre 2020 a Vienna nei pressi di una sinagoga. Secondo i media austriaci, l’uomo armato, che aveva una precedente condanna per terrorismo e aveva «ingannato» le autorità convincendole di aver completato con successo un «programma di de-radicalizzazione», aveva intenzione di colpire anche un gruppo giovanile cattolico che si riuniva in una chiesa vicina. L’attentatore, dopo aver cercato ripetutamente e invano di entrare nell’edificio, è stato ucciso a colpi di pistola dalla polizia. A seguito dell’attacco, le autorità hanno ordinato un aumento delle misure di sicurezza intorno alle chiese e alle sinagoghe in tutti gli Stati federali. 

Durante il periodo di riferimento 2020-22, l’Osservatorio sull’intolleranza e la discriminazione contro i cristiani in Europa (OIDAC) ha riferito di 28 incidenti anticristiani in Austria, tra cui aggressioni, furti con scasso, incendi dolosi e atti di vandalismo ai danni di chiese e statue pubbliche cristiane. Gli incidenti segnalati includevano i graffiti dipinti in un condominio in cui era scritto «Morte ai cristiani» e si elogiavano sia l’attentatore dell’attacco terroristico del novembre 2020, sia una serie di incidenti anticattolici commessi nell’ottobre 2020. Tra questi ultimi, si ricorda l’aggressione fisica ad una religiosa cattolica da parte di un afgano di 19 anni a Graz, l’assalto di una chiesa di Vienna da parte di un gruppo al grido di «Allahu Akbar», e un afgano che ha urlato «slogan islamici» nella cattedrale di Santo Stefano. Nel 2019, si sono inoltre registrate due minacce telefoniche relative a bombe collocate nella cattedrale di Vienna.

Secondo i rapporti sui crimini d’odio dell’OSCE/ODHIR (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa/Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti umani) relativi al 2018 e al 2019, la polizia austriaca continua a non registrare né segnalare crimini o incidenti di odio anticristiano. Tuttavia, nel novembre 2020, il database online di registrazione della polizia è stato aggiornato per consentire agli agenti di registrare i motivi di pregiudizio, che includono la religione. I contributi della società civile, così come quelli della Santa Sede, per il 2018 includevano sei attacchi contro la proprietà, quattro attacchi contro le persone e tre minacce. Per quanto riguarda invece il 2019, le organizzazioni della società civile hanno segnalato nove reati contro la proprietà, due attacchi contro le persone e una minaccia.

Nel 2018 la polizia austriaca ha riportato 28 crimini antislamici all’OSCE, affinché fossero inclusi nel Rapporto sui crimini d’odio. Gli incidenti non sono stati suddivisi per tipo di crimine. I dati delle organizzazioni della società civile relativi allo stesso anno includevano 56 crimini contro la proprietà, per lo più graffiti antimusulmani dipinti su muri di strade pubbliche, case, scuole e università, trasporti pubblici e facciate di negozi. Sono state segnalate cinque aggressioni ai danni di persone, tutte commesse contro donne musulmane, e una minaccia contro una famiglia musulmana che, a seguito delle continue molestie, è stata costretta a trasferirsi.

Per quanto riguarda il 2019, i funzionari hanno segnalato sei crimini d’odio antislamici non specificati. I gruppi della società civile hanno segnalato 113 incidenti, 82 dei quali legati alla proprietà, 21 attacchi alle persone e 10 minacce. Come nell’anno precedente, la maggior parte delle aggressioni ha riguardato donne musulmane che indossavano il velo. L’associazione Zara di documentazione contro il razzismo e l’islamofobia ha riportato un forte aumento degli incidenti antislamici (anche online) in seguito all’attacco terroristico del novembre 2020 commesso a Vienna. Un portavoce ha riferito che ad essere colpite sono state soprattutto le donne coperte dal velo. In uno degli episodi riportati, un uomo ha gridato «Terrorista! Terrorista!» contro una donna che si trovava in una stazione ferroviaria.

Secondo il Rapporto OSCE/ODHIR sui crimini d’odio, nel 2018 la polizia austriaca ha riportato 49 crimini antisemiti. Gli incidenti non sono stati divisi per tipologia di crimine. Per il 2019, le cifre ufficiali contavano invece 30 crimini d’odio antisemiti. La Comunità ebraica di Vienna e il Forum contro l’antisemitismo hanno riferito che gli incidenti antisemiti sono aumentati del 9,5 per cento dal 2017 al 2019, anno in cui si sono verificati 550 incidenti (inclusi 6 aggressioni fisiche, 18 minacce, 78 incidenti legati alla proprietà).

Gli incidenti segnalati nel periodo di riferimento 2020-22 includono il già citato attacco terroristico perpetrato nel novembre 2020 vicino alla sinagoga di Vienna e una serie di crimini antisemiti commessi a Graz nell’agosto 2020, tra cui l’aggressione al presidente della comunità ebraica della città e dei graffiti inneggianti alla «Palestina libera» dipinti sui muri della sinagoga. Durante una conferenza stampa, l’autore è stato identificato come un «cittadino siriano con un movente islamico». Il ministro della Cultura e dell’Integrazione ha dichiarato che «L’antisemitismo in qualsiasi forma rappresenta un attacco alla nostra comunità di valori e abbiamo la responsabilità storica di combatterlo».

I regolamenti relativi alle cerimonie religiose durante la pandemia di coronavirus nel 2020 e 2021 sono stati in gran parte il risultato di accordi tra le comunità religiose e il governo e comprendevano obblighi di distanziamento sociale e di misure igieniche, il divieto di cantare e la posticipazione di riti religiosi come i matrimoni.

Nel periodo in esame 2020-22, vi sono stati diversi aggiornamenti legislativi che potrebbero influire in modo tangibile sulla libertà religiosa in Austria, tra cui la registrazione degli imam e la criminalizzazione dell’«estremismo a sfondo religioso». Il regolamento sui discorsi d’odio online, unito alla legge austriaca sulla blasfemia, può inibire la critica delle ideologie religiose, così come le ideologie progressiste relative a genere, sessualità o matrimonio. Sembra esservi un rischio crescente di intolleranza sociale contro le religioni sia di maggioranza che di minoranza. L’aumento dell’antisemitismo e il crescente numero degli attacchi ai siti cristiani rappresentano una tendenza preoccupante, che il governo sembra però avere l’intenzione di affrontare.

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