venerdì 21 aprile 2023

IL COMUNISTA DANIEL ORTEGA INTENSIFICA LA PERSECUZIONE DEI CRISTIANI DEL NICARAGUA



di Angelica La Rosa

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SOTTO IL REGIME DI DANIEL ORTEGA LA CHIESA CATTOLICA DEL NICARAGUA STA VIVENDO IL SUO LENTO, E COSTANTE, MARTIRIO


Nei giorni scorsi l’ultimo rappresentante diplomatico del Vaticano in Nicaragua è andato via. Si tratta di monsignor Marcel Diouf, che era direttore commerciale della Nunziatura Apostolica in Nicaragua. Il chierico ha lasciato il Paese, alla volta del Costa Rica. La chiusura della sede diplomatica della Santa Sede è avvenuta a seguito di una richiesta del governo nicaraguense. Nel marzo dello scorso anno il regime di Daniel Ortega aveva espulso monsignor Waldemar Stanislaw Sommertag, l’ex nunzio apostolico.

Recentemente monsignor Rolando Álvarez, vescovo di Matagalpa, dopo aver rifiutato l’esilio, è stato privato della cittadinanza e condannato a 26 anni di carcere per aver parlato apertamente della sua opposizione alla dittatura comunista del paese centramericano. Il vescovo, è stato condannato anche a pagare una grossa multa, accusato di tradimento, attentato all’integrità nazionale e diffusione di notizie false. Il giorno prima della condanna di Álvarez 222 esuli nicaraguensi erano arrivati sul suolo americano. Tra loro c’era padre Ramiro Tijerino, che prima di essere esiliato era rettore dell’Università Giovanni Paolo II, ora chiusa.

Si perché, come se non bastasse il dittatore Daniel Ortega ha fatto chiudere le università cattoliche del Nicaragua, annullando la personalità giuridica e confiscando i beni della Caritas e di due università cattoliche, chiudendole. I media, pilotati dal regime parlano di istituzioni che “hanno acconsentito allo scioglimento volontario e alla liquidazione, con decisione unanime dei loro membri”. In realtà le organizzazioni non avevano scelta a causa degli ostacoli insormontabili imposti alle organizzazioni dalla dittatura nicaraguense, in particolare una legge del 2022 che limita notevolmente le capacità delle organizzazioni non governative.

L’offensiva del dittatore Daniel Ortega contro la fede cattolica negli ultimi anni ha incluso anche l’arresto di diversi sacerdoti, l’espulsione di missionari, la chiusura di stazioni radio cattoliche, il divieto di processione e pellegrinaggio cattolico nella capitale, Managua.

Una laica nicaraguense, che chiameremo María (nome fittizio per salvaguardare la sua sicurezza), ha dichiarato alla Pontificia Fondazione Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS) che “i nicaraguensi vivono nel terrore, nella paura e nell’angoscia”. La donna ha ricordato che “è stato proibito l’esercizio della pietà popolare come le stazioni della Via Crucis o le processioni e non si esce più dalle parrocchie verso le strade come è stato fatto da sempre. I sacerdoti sono perseguitati. Anche noi laici siamo controllati. Nei giorni scorsi siamo stati osservati da un paramilitare chiaramente armato con una pistola sotto la maglietta”.

Temendo accuse di oltraggio allo Stato, molti sacerdoti hanno limitato i loro atti e le loro omelie. I vescovi sono stati accusati pubblicamente dal presidente del governo di promuovere la morte in Nicaragua, li ha definiti figli del diavolo e nei giorni scorsi, alla radio nazionale, ha chiamato monsignor Rolando Álvarez, condannato al carcere 26, “arrogante”.

La situazione è estremamente difficile nelle diocesi di Matagalpa ed Estelí, entrambe sotto la responsabilità del vescovo Álvarez, dove la sorveglianza è molto forte. Ma in tutto il Paese i fedeli temono che vescovi e sacerdoti possano andare in galera o essere deportati. Oltre al clero diocesano, anche le congregazioni religiose stanno subendo le conseguenze della politica del governo comunista. Dopo che sono state espulse le suore di Madre Teresa di Calcutta, altre suore come le Trappiste o alcune suore di Porto Rico sono andate volontariamente, ma solo perché “incoraggiate” dalla persecuzione dello Stato.

In molti casi agli ordini religiosi viene proibito di ricevere donazioni per svolgere le loro opere di carità e aiutare i più bisognosi, togliendo i permessi di soggiorno o addirittura togliendo la nazionalità nicaraguense ai missionari che l’avevano già ricevuta. I cattolici nicaraguensi vivono questa situazione con tristezza, sofferenza e impotenza. Ma nonostante le difficoltà, le chiese, e in particolare le cappelle dell’Adorazione Perpetua, continuano ad essere visitate dai fedeli.

“Nonostante gli assedi alle parrocchie, la nostra devozione continua ad essere molto forte. Noi nicaraguensi abbiamo tre amori: Gesù Eucaristia, l’Immacolata Concezione (con una forte devozione a Maria Immacolata) e i pastori (il Papa, i vescovi e i sacerdoti)” ha detto María. “La paura non ci paralizza. Siamo sicuri che il grido di questo popolo sarà ascoltato da Dio. La paura non ci paralizza finché abbiamo la forza di inginocchiarci e alzare le mani a Dio, pregando Colui che tutto può”, ha concluso la giovane nicaraguense.

La Pontificia Fondazione Aiuto alla Chiesa che Soffre ha espresso forte preoccupazione per la situazione della Chiesa cattolica in Nicaragua e per il Vescovo Rolando Álvarez, condannato a 26 anni e quattro mesi di reclusione. In unione con Papa Francesco, che ha espresso il suo dolore e la sua preoccupazione lo scorso 12 febbraio, dopo la preghiera dell’Angelus, la fondazione ha chiesto ai fedeli di non dimenticare la terribile situazione in cui versa Álvarez, ed ha chiesto preghiere per lui e per tutti coloro che soffrono in Nicaragua”, dove il regime sta arrestando anche sacerdoti che hanno menzionato Álvarez durante le loro messe. “Almeno due sacerdoti sono stati arrestati a Madriz e Nueva Segovia per aver menzionato o pregato per il vescovo durante le loro celebrazioni domenicali”. Entrambe le città appartengono alla diocesi di Estelí. Secondo Nicaragua Actual, i due sono stati rilasciati ore dopo con l’avvertimento di non nominare più il vescovo. La Fondazione è sgomenta per le notizie che regolarmente riceve di sacerdoti a cui non è stato permesso di rientrare nel Paese, di restrizioni sui visti per religiosi e religiose, di controllo e sorveglianza degli spostamenti di sacerdoti e vescovi, del divieto di processioni e celebrazioni religiose”.

L’avvocato e difensore dei diritti nicaraguense Martha Patricia Molina ha rivelato che la Chiesa cattolica in Nicaragua ha subito quasi 400 attacchi tra il 2018 e il 2022. “Nicaragua: una Chiesa perseguitata?” è un rapporto di 235 pagine che documenta un totale di 396 attacchi contro i cattolici in Nicaragua nei quattro anni indicati. Contiene un registro dettagliato di sacrilegio, attacchi, rapine, minacce, incitamento all’odio, incarcerazione ed esilio di sacerdoti causati dalla persecuzione del governo. L’autrice del rapporto, l’avvocato Martha Patricia Molina, che ha conseguito il Master in Corruption and Rule of Law dell’Università di Salamanca (Spagna) ed è membro del comitato di redazione del quotidiano nicaraguense La Prensa, ha ricordato che sono ben 38 i meccanismi di tortura, le crudeltà, le pratiche disumane e degradanti praticate nelle carceri nicaraguensi. In meno di quattro anni, la Chiesa cattolica in Nicaragua ha subito in particolare 190 attacchi e profanazioni, compreso un incendio nella cattedrale di Managua, nonché molestie da parte della polizia e persecuzioni di vescovi e sacerdoti.

L’avvocato Martha Patricia Molina Montenegro, membro dell’Osservatorio “Pro Trasparenza e Anticorruzione”, avverte che il regime di Ortega, anche per mano della moglie Rosario Murillo, “ha avviato una persecuzione indiscriminata contro vescovi, sacerdoti, seminaristi, suore, gruppi laicali e verso tutto ciò che ha un rapporto diretto o indiretto con la Chiesa cattolica”. Il documento ricorda la crisi scoppiata nell’aprile 2018, con le proteste in Nicaragua per una serie di riforme del sistema previdenziale, che hanno causato un forte aumentato delle tasse per le imprese e i dipendenti nonché l’eliminazione delle detrazioni fiscali per i pensionati. La violenta repressione del governo di quelle proteste, ricorda il rapporto Molina Montenegro, ha provocato almeno 355 morti.

Martha Patricia Molina Montenegro ha ricordato che “prima dell’aprile 2018 gli abusi nei confronti della chiesa erano sporadici. Dopo quella data, le ostilità sono aumentate e intensificate”. “Il linguaggio offensivo e minaccioso della coppia presidenziale contro la gerarchia cattolica si è fatto sempre più evidente e frequente; e sono aumentate le azioni persecutorie di alcune istituzioni pubbliche contro l’opera caritativa della Chiesa”. Sebbene “non si può affermare che tutto sia stato pianificato dai seguaci di Ortega-Murillo”, ha detto l’avvocato Montenegro, “non si può nemmeno rivendicare la loro non colpevolezza. La verità è che negli anni prima che il presidente Ortega assumesse il potere, questi attacchi frontali contro l’istituzione religiosa non sono stati compiuti”.

Il rapporto di Molina Montenegro indica che nel 2018 ci sono stati 46 attacchi contro la Chiesa cattolica, tra cui l’ingresso di una folla nella cattedrale di Managua, con minacce di morte contro i sacerdoti nicaraguensi e profanazione di diversi templi sacri. Nel 2019 sono avvenute 48 forme di violenza contro la Chiesa, comprese le minacce di morte contro monsignor Silvio José Báez Ortega, vescovo ausiliare di Managua, che quello stesso anno ha dovuto lasciare il Nicaragua ed andare in esilio. Nel 2020 ci sono stati 40 attacchi contro le Chiesa, tra profanazioni e, addirittura, attacchi con bombe molotov alla cattedrale di Managua, dove è stata danneggiata la Cappella del Sangue di Cristo. Nel 2021, tra accuse di frode e persecuzione politica dei suoi avversari, Ortega è stato rieletto per la terza volta presidente del Nicaragua. E le violenze non sono certo finite. Nel 2021 sono stati registrati altri 35 attacchi, tra profanazioni e rapine nelle chiese, nonché insulti di Daniel Ortega contro vescovi e sacerdoti cattolici. 

Il dottor Humberto Belli, scrittore e politico nicaraguense che fu ministro dell’educazione nel governo di Violeta Chamorro, ha scritto nel prologo del rapporto che “queste pagine veritiere e tristi non sono solo da leggere ma dovrebbero commuovere tutti i cristiani e i cattolici, dall’interno e fuori dal Nicaragua [al fine di] trovare i modi più efficaci per aiutare coloro che oggi subiscono la più forte persecuzione che la Chiesa cattolica nicaraguense abbia mai subito”.

Secondo il rapporto delle 396 aggressioni registrate, 127 si sono verificate solo da gennaio a ottobre 2022. “Gli attacchi alla Chiesa sono in aumento, e questo è dovuto al fatto che la Chiesa come istituzione è l’ultimo baluardo rimasto nella lotta civile in Nicaragua e la dittatura la vede come una minaccia, perché sacerdoti e vescovi continuano a denunciare l’arbitrarietà che si sta commettendo”, ha spiegato Molina. Tra le varie persecuzioni sono state registrate graffiti offensivi sui templi, profanazioni, insulti, minacce di morte, attacchi armati, incarcerazione, esilio di sacerdoti e divieti di attività religiose.

Una delle aggressioni registrate più impressionanti è stata quella con acido solforico subita dal sacerdote Mario Guevara mentre confessava nella Cattedrale di Managua, il 5 dicembre 2018. Ha racconta Molina: “Ho visto come tutto il suo viso, braccia e gambe erano danneggiati. Ma in questo 2022 c’è stato un cambiamento nel tipo di aggressioni. Prima si concentravano maggiormente su rapine, profanazioni, graffiti. Ora si concentrano sui procedimenti penali, le chiusure dei media e delle onlus cattoliche”, ha spiegato Molina.

L’esilio dei religiosi è una delle rappresaglie più comuni del regime. Il rapporto di Molina registra 11 religiosi in esilio. Uno di loro è il vescovo ausiliare di Managua, monsignor Silvio Báez. Altri due sono il sacerdote Luis Carrillo, espulso dal Paese il 16 ottobre 2020, e il nunzio apostolico Waldemar Stanislaw Sommertag, espulso il 6 marzo 2022. Ad altri otto sacerdoti è stato impedito l’ingresso in Nicaragua e ad un altro è stato impedito di uscire dal Paese. Sette sacerdoti, due seminaristi e un diacono sono stati incarcerati. Due dei sacerdoti stanno già scontando condanne inflitte da un giudice. “Le garanzie costituzionali e il giusto processo sono stati violati per tutti loro”, si legge sul rapporto di Molina.

Diversi sacerdoti sono stati imprigionati nella prigione di tortura conosciuta come El Chipote. La dittatura ha anche chiuso i media cattolici ed espulso dal Paese varie organizzazioni cattoliche, come le Missionarie della Carità, fondate da Madre Teresa di Calcutta. Il documento presenta le testimonianze di alcuni sacerdoti imprigionati e successivamente espulsi dal Paese. “Oggi partirai da qui, e voglio che tu ringrazi il comandante (Daniel Ortega) e la compagna (Rosario Murillo), perché rispettano i sacerdoti. Perché se dipendesse da me, te ne andresti da qui in una borsa nera”, ha detto un agente di polizia a un prete che ha chiesto l’anonimato. “Se torni sai già che esci da qui in due modi: o in un sacco o dritto in galera”. 

L’avvocato Molina ha spiegato che il numero di attacchi alla Chiesa cattolica in Nicaragua potrebbe essere superiore a quello registrato perché molti religiosi scelgono di non denunciare. “La maggior parte dei sacerdoti e dei vescovi opta per il silenzio e le lamentele vengono rese pubbliche quando la pressione sociale lo richiede. So di furti, profanazioni e minacce contro sacerdoti che hanno scelto di non denunciare e hanno chiesto di non includerli in questo rapporto”.

La Conferenza episcopale del Nicaragua ha diffuso un “Messaggio di Avvento 2022” in cui esprime la sua gioia per “la crescente ripresa della partecipazione in presenza alle attività pastorali” e la sua preoccupazione per “gli eventi sociali, politici ed economici del Nicaragua”, senza citare gli attacchi alla Chiesa. “Mi preoccupa il silenzio della Conferenza episcopale. Io, come cattolica, vorrei vedere una Conferenza episcopale più attiva che denunci tutte le arbitrarietà contro la Chiesa cattolica e chiami le cose con il loro nome”, ha affermato la ricercatrice Molina. “Questa prudenza [con la quale sta agendo la Conferenza episcopale] è giustificata perché chi dovrebbe essere garante e protettore dei diritti umani è proprio chi li viola e in questo momento la Chiesa si trova di fronte a un atto nefasto, omicida e a una dittatura criminale”.

La Commissione degli Stati Uniti per la libertà religiosa internazionale ha raccomandato nel suo rapporto annuale 2022 “di mantenere il Nicaragua nella speciale lista di controllo del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti per aver commesso o tollerato gravi violazioni della libertà religiosa in conformità con la Legge sulla libertà religiosa internazionale che monitora il diritto universale alla libertà di religione o di culto all’estero”. Sostiene inoltre “l’imposizione di sanzioni specifiche alle agenzie e ai funzionari governativi nicaraguensi responsabili di violenze e altre azioni punitive contro luoghi di culto, leader religiosi e organizzazioni, congelando i beni di tali individui e/o vietandone il rilascio”.

L’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) ha indicato che “l’instabilità politica che ha prevalso in Nicaragua dall’aprile 2018 ha costretto circa 200.000 persone a fuggire da persecuzioni e violazioni dei diritti umani”. La maggior parte di queste persone (150.000) è andata in Costa Rica, un paese vicino. Il numero di nicaraguensi che hanno chiesto protezione in Costa Rica dal 2018 supera il numero di persone fuggite dalle guerre civili centroamericane negli anni ’80.

La situazione migratoria dei nicaraguensi è peggiorata dopo che il presidente del Costa Rica, Rodrigo Chaves, ha affermato che prenderà misure per fermare l’arrivo di più persone dal Nicaragua. Il presidente ha detto che queste persone entrano affermando di essere “rifugiati politici” quando in realtà sono “rifugiati economici”…

Ricordiamo che in un video trasmesso dal canale di Stato tempo fa il dittatore nicaraguense Daniel Ortega ha sostenuto che i vescovi dal 2018 in poi hanno cospirato contro di lui. Daniel Ortega accusa la Chiesa di non essere democratica ma “una perfetta dittatura” e questo perché “sacerdoti, vescovi, cardinali e papa non sono votati dai cattolici”. Ricordiamo anche che il cardinale Álvaro Ramazzini, vescovo di Huehuetenango (Guatemala), aveva risposto per le rime. “Non c’è niente di peggio che dire mezze verità”, ha affermato il cardinale Ramazzin. “La Chiesa ha una struttura gerarchica all’interno della quale c’è un ordine e tale ordine è rispettato per facilitare i rapporti tra tutti i membri della Chiesa, dal Papa ai fedeli laici. È vero, la Chiesa non è una democrazia, ma ha uno spirito di partecipazione e di comunione che ci permette di vivere in pace e armonia”. Il cardinale guatemalteco aveva assicurato che, se il presidente del Nicaragua si considera cattolico, allora “come vescovo mi aspetto che rispetti la libertà della Chiesa cattolica e rispetti l’ordine proprio che dirige questa istituzione, fondata da nostro Signore Gesù Cristo. Non si tratta solo di dire ‘io sono cattolico e faccio quello che voglio’; ‘Io sono un presidente cattolico e per questo ho messo in carcere un vescovo accusandolo falsamente'”, aveva detto, riferendosi all’arresto di monsignor Rolando José Álvarez, vescovo di Matagalpa e amministratore apostolico di Estelí. Il cardinale aveva poi affermato che “è tipico dei dittatori voler fondare atteggiamenti e azioni dittatoriali per convincersi così”.

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