domenica 16 aprile 2023

LA POLITICA INTERNAZIONALE È UNA SCIENZA, CHE VA CAPITA NELLE SUE DINAMICHE



 di Stefano Adrianopoli

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SULLA GEOPOLITICA SI È GENERATA UNA DINAMICA MOLTO AVVILENTE SUL PIANO SCIENTIFICO E MOLTO PERICOLOSA SUL PIANO REALE



Sulla geopolitica si è generata una dinamica molto avvilente sul piano scientifico e molto pericolosa sul piano reale. La politica internazionale è una scienza, che va capita nelle sue dinamiche. A questo scopo è necessario conoscere molto bene la storia delle relazioni internazionali degli ultimi 500 anni almeno. Meglio se si conosce la storia mondiale, anche quella dell'ultima Grecia arcaica e della prima Grecia classica, quella dell'Impero Romano, quella cinese degli Stati Combattenti. Solo per conoscere la storia delle relazioni internazionali dell'età contemporanea, post napoleonica, sono necessari anni di studio, sui classici (Albrecht Carrie, Duroselle, Crockatt, Di Nolfo). Soprattutto, per capire il periodo odierno, è essenziale capire le dinamiche di Guerra Fredda e di confronto atomico, anche questo sui classici (uno su tutti, secondo me, Thomas Schelling). E' chiaro, servono anche altri studi, servirebbe un intero corso di laurea che comprenda diritto, sociologia e tutto il resto. 

Si sono generati però alcuni equivoci

1) le tematiche politiche in generale sembrano molto più alla portata delle questioni tecnico-scientifiche (medicina, biologia, fisica, ingegneria). Se sono pochi quelli che pretendono di dire una propria opinione, pur non avendo una formazione adeguata, in tematiche tecnico-scientifiche, sono moltissimi invece quelli che pretendono che la propria opinione in geopolitica abbia un peso anche se non hanno affrontato un percorso di studi dedicato. Sia chiaro, nella società democratica tutti devono esprimere la propria opinione, è bene e desiderabile che sia così, ma ci si deve rendere conto quando la propria opinione è scientificamente (e quindi eticamente) adeguata ad esercitare un'influenza sulla popolazione. Se uno non ha studiato questa materia, dovrebbe riconoscerlo. Spesso, invece, non ci si rende conto della cosa. Anzi, persone con buon carisma e buona retorica, magari animate da buone intenzioni, ma senza una sufficiente preparazione di base, rischiano di fare disastri. 

2) il panorama scientifico-istituzionale di questa materia è totalmente diverso rispetto a quello delle materie tecnico-scientifiche. Non solo perché le scienze sociali e umane possono andare incontro a forbici interpretative molto più divaricate rispetto a quelle delle scienze tecniche, ma soprattutto perché la geopolitica si fonda su una comunità scientifica che, attraverso istituiti, dipartimenti, think tank e società, è più o meno direttamente finanziata da centri di potere politico, economico e militare oppure, al contrario, li ispira con le sue dottrine. Se in una questione tecnica, russi, cinesi, italiani, americani e brasiliani la pensano tutti allo stesso modo (questa è scienza, questa è comunità scientifica), su una questione geopolitica russi, cinesi e americani la pensano "scientificamente" in modo diametralmente opposto e conflittuale. Un cittadino non informato, quindi, non può utilizzare il metodo di informazione scientifica che usa per le materie tecniche ("l'ha detto l'esperto del tale grande istituto!"), ma deve, ahimè, aguzzare l'ingegno e capire che, oltre alla formazione scientifica, entrano in gioco, in questo campo, la libertà della ricerca e l'onestà intellettuale del ricercatore, ovvero la sua etica. 

3) Ultimo aspetto essenziale è il seguente. La verità (umana) sugli eventi che viviamo oggi la conosceremo solo tra 50 anni, quando, in seguito alle vicende storiche degli Stati e dei governi, gli studiosi apriranno gli archivi e troveranno documenti che ora non conosciamo. Soprattutto, uscendo dal tempo presente, ci sarà una maggiore capacità di selezionare le fonti e dirigerle. Per ogni grande evento storico è sempre stato così e più la ricerca va avanti più le cose si capiscono meglio. La Prima Guerra Mondiale era incomprensibile nel 1914 e anche nel 1919, ma anche nel 1939. Iniziò ad essere comprensibile negli anni'60 del '900, e oggi la comprendiamo ancora meglio di come la comprendevano gli storici degli anni '60. Tra 100 anni la capiranno ancora meglio. Nonostante il mito della diplomazia aperta di Wilson, è abbastanza facile riconoscere che enormi parti del gioco vengono ancora svolte in segreto. Ciò che sanno i nostri governi e le nostre diplomazie, noi forse non lo sappiamo.


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