giovedì 19 ottobre 2023

EGITTO, LA DISCRIMINAZIONE ISTITUZIONALIZZATA CONTRO I NON MUSULMANI E' UN GRAVE PROBLEMA SOCIALE



A cura di Aiuto alla Chiesa che Soffre



Con un referendum tenutosi nel gennaio 2014, gli egiziani hanno approvato una nuova Costituzione, poi modificata nel 2019. Il Preambolo della Carta descrive l’Egitto come «la culla della religione, il simbolo della maestà delle religioni rivelate. Sul suo suolo è cresciuto Mosè, qui gli si è manifestata la luce divina e qui Mosè ha ricevuto il messaggio sul Sinai. Sul suo suolo gli egiziani hanno accolto Nostra Signora la Vergine Maria e suo figlio e sono morti martiri a migliaia per difendere la Chiesa del Signore, il Messia. Quando il Sigillo del Messaggero Mohamed (la Pace e le Benedizioni siano su di Lui) fu inviato a tutta l’umanità per perfezionare la sublime morale, i nostri cuori e le nostre menti furono aperti alla luce dell’Islam. Siamo stati i migliori soldati sulla Terra a combattere per la causa di Dio, e abbiamo diffuso il messaggio della verità e delle scienze religiose in tutto il mondo». 

Il Preambolo della Costituzione specifica che «il riferimento per l’interpretazione della stessa sono i testi pertinenti nelle sentenze emesse dalla Corte costituzionale suprema». Secondo l’articolo 2, «l’Islam è la religione dello Stato e l’arabo è la sua lingua ufficiale. I princìpi della shari’a islamica costituiscono la fonte principale della legislazione». L’articolo 3 afferma che «i princìpi delle leggi degli egiziani cristiani ed ebrei sono la fonte di diritto principale che regola il loro status personale, i loro affari religiosi e la nomina dei loro leader spirituali». L’articolo 7 definisce l’Università Al-Azhar come la più importante istituzione sunnita di insegnamento islamico. L’articolo 53 sancisce che «i cittadini sono uguali davanti alla legge, possiedono uguali diritti e doveri, e non possono essere discriminati per motivi legati a religione, credo, genere, origine, razza, colore, lingua, disabilità, classe sociale, appartenenza politica o geografica, o per qualsiasi altra ragione». L’articolo 64 afferma che «la libertà di credo è assoluta. La libertà dei seguaci delle religioni rivelate di praticare riti religiosi e di stabilire luoghi di culto è un diritto sancito dalla legge». Ai sensi dell’articolo 74, «non si può svolgere alcuna attività politica e non possono essere fondati partiti politici sulla base della religione, e non si possono compiere atti di discriminazione in base a genere, origine, confessione o posizione geografica». 

L’articolo 244 afferma che «lo Stato si adopera affinché i giovani, i cristiani, le persone con disabilità e gli egiziani che vivono all’estero siano adeguatamente rappresentati nella Camera dei rappresentanti, così come previsto dalla legge». Il Codice Penale egiziano stabilisce che denigrare le religioni, promuovere una ideologia estremista con l’obiettivo di incitare allo scontro, screditare una qualsiasi delle «religioni divine» e minare l’unità nazionale sono reati che comportano pene comprese tra i sei mesi e i cinque anni di reclusione. Sebbene sia prevalentemente musulmano, il Paese ospita la più grande comunità cristiana copta ortodossa del mondo arabo, con la maggiore concentrazione nei governatorati dell’Alto Egitto. Gli ebrei sono pochissimi. Anche il numero di musulmani sciiti, bahá’í e altri gruppi è piuttosto esiguo e sconosciuto. Sebbene la conversione religiosa non sia proibita dalla legge, all’atto pratico le conversioni dall’Islam non sono riconosciute dal governo. La legge non riconosce la fede bahá’í né i suoi princìpi religiosi e vieta qualsiasi istituzione o attività di questa comunità. I bahá’í e i Testimoni di Geova non possono ricorrere alla legge civile per questioni relative allo status personale. Le carte d’identità nazionali elettroniche sono rilasciate dal Ministero dell’Interno. Queste presentano denominazioni religiose ufficiali solo per le fedi islamica, cristiana ed ebraica. In seguito a un’ordinanza giudiziaria del 2009, i bahá’í sono identificati con un trattino. Nonostante la dicitura «religione» sia presente sulle carte d’identità, il governo non ha mai fornito dati ufficiali relativi alla popolazione copta. Sebbene il Parlamento egiziano abbia adottato una nuova legge sulla costruzione di chiese nell’agosto 2016 per facilitare l’edificazione, la ristrutturazione e il riconoscimento legale dei luoghi di culto cristiani, questa non è stata ancora attuata. L’escalation di attacchi, gli ostacoli amministrativi e il fallimento dello Stato nell’arginare le violenze subite dai cristiani a livello sociale quando questi cercano di costruire, restaurare o semplicemente far riconoscere le proprie chiese, rivela uno stridente divario tra la legge e la realtà quotidiana. Per quanto riguarda la legalizzazione delle chiese, il governatore deve comunicare la sua decisione entro quattro mesi dal ricevimento della richiesta. In caso di rifiuto, deve essere fornita una giustificazione scritta. La legge non prevede la possibilità di riesame o di appello in caso di rifiuto. Inoltre, non è previsto alcun ricorso nel caso in cui un governatore non risponda. 

Nel febbraio 2021, il Gran Mufti d’Egitto Shawki Ibrahim Abdel-Karim Allam ha dichiarato, mediante una fatwa che ha fatto discutere, che i fedeli islamici possono lavorare nella costruzione delle chiese. Gli uomini non musulmani devono convertirsi all’Islam per poter sposare una donna musulmana. Dal 2005, le madri divorziate possono avere la custodia dei figli fino ai 15 anni. Se uno dei genitori non è musulmano, il genitore musulmano ottiene automaticamente la custodia. La riconciliazione consuetudinaria, un sistema parallelo utilizzato per porre fine a dispute o conflitti, è altamente incoraggiata e frequentemente applicata nei conflitti settari. Il sistema è utilizzato soprattutto nelle dispute islamo-cristiane, spesso quando i cristiani sono le vittime, il che pone un problema quando si cerca di documentare le ripetute violazioni. I cristiani sono anche costretti a ritrattare le loro affermazioni e a negare i fatti, il che porta all’archiviazione o alla riduzione delle accuse penali, violando così i princìpi di non discriminazione e di pari diritto alla cittadinanza. L’Egitto, benché sia firmatario del Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici, ha apposto una “riserva” in base alla quale le disposizioni del Patto non devono entrare in conflitto con la shari’a.

Nel gennaio 2021, la Corte egiziana per le questioni urgenti ha accettato una causa relativa al sequestro di beni appartenenti a 89 membri e leader dei Fratelli Musulmani. L’ex Guida Suprema ad interim del gruppo, Mahmoud Ezzat Ibrahim, è stata condannata all’ergastolo nell’aprile successivo. Nel giugno 2021, a seguito di un processo di massa, la Corte d’Appello ha confermato le condanne a morte per 12 alti esponenti dei Fratelli Musulmani. A luglio, la stessa Corte ha confermato le condanne all’ergastolo comminate nel 2019 a dieci funzionari dei Fratelli Musulmani. Per incentivare il turismo spirituale, il Ministero del Turismo e delle Antichità ha inaugurato diverse tappe21 del “Sentiero della Sacra Famiglia”, il tragitto che, secondo il racconto biblico, sarebbe stato percorso nella fuga in Egitto da Maria, Giuseppe e Gesù bambino. A febbraio, dieci imputati ritenuti colpevoli dell’incendio di una chiesa nel 2013 nel Governatorato di Giza sono stati condannati a 15 anni di reclusione. Il 14 febbraio, il Viceministro dell’Istruzione Reda Hegazy ha annunciato il sostegno del ministero a una proposta del deputato Freddy al-Bayadi relativa ad un programma scolastico volto ad evidenziare i valori comuni condivisi da Islam, Cristianesimo ed Ebraismo. Questa decisione includeva l’insegnamento dell’Ebraismo nelle scuole. La diffusione sui social media di notizie relative a questa svolta educativa e alla rimozione dei versetti coranici dai programmi educativi generali ha dato il via ad un’accesa controversia. 

La questione dell’istruzione e dei programmi scolastici è delicata e suscita ciclicamente dei dibattiti altamente emotivi. Più recentemente, nell’agosto 2022, la Commissione statunitense per la libertà religiosa internazionale (USCIRF) ha pubblicato un rapporto sulla riforma dei programmi scolastici egiziani, valutando i progressi compiuti nel 2021-2022. La relazione ha rilevato che i cambiamenti annunciati dal governo sono stati puramente apparenti (cambiando i titoli delle sezioni, ma non modificandone il contenuto). 

A febbraio, è stato emesso un decreto presidenziale che conferma l’istituzione di un Consiglio di Amministrazione per la gestione delle fondazioni delle comunità cristiane cattoliche ed evangeliche in Egitto. Nello stesso mese, il governo ha presentato al Parlamento egiziano una bozza completa della legge sullo status personale, che è stata perfezionata dal Ministero della Giustizia (Status personale per i cristiani). Il testo ha dato adito a polemiche e contestazioni all’interno della società civile e, nel giugno 2022, è stata creata una commissione giuridica per rielaborarlo. A marzo, l’Iniziativa Egiziana per i Diritti Personali (EIPR) ha presentato, a nome di una donna copta, un reclamo in cui si contestava la costituzionalità dell’applicazione della legge della shari’a ai cristiani in caso di eredità. Il caso è stato esaminato dal consiglio dei commissari del tribunale e poi è stato sottoposto alla Corte Costituzionale per un’ulteriore valutazione. Ad aprile è stato ucciso Nabil Habashi, un cristiano copto che era stato rapito nel novembre 2020 dall’ISIS-Provincia del Sinai. Anche i figli dell’uomo hanno subìto minacce. Sempre ad aprile, il Senato italiano ha approvato una mozione volta a concedere la cittadinanza italiana allo studente copto egiziano Patrick Zaki, che frequentava un master presso l’Università di Bologna. Zaki è stato detenuto senza prove né processo, per poi essere rilasciato l’8 dicembre 2021. A giugno, è stato giustiziato Ahmad Saeed Ibrahim al-Sonbati per aver ucciso il sacerdote copto padre Samaan Shehata nel 2017. Nello stesso mese, il Tribunale penale di Minya ha condannato a cinque anni di carcere dieci uomini accusati di aver compiuto violenze ai danni di cristiani copti nel 2016. A giugno, il Presidente al-Sisi ha incontrato Mufaddal Saifuddin, capo spirituale della comunità ismailita Dawoodi Bohra. Il Presidente ha ringraziato la comunità per il suo aiuto nel restauro di diverse moschee e santuari storici in Egitto. Nel giugno 2021 e nel febbraio 2022, sono stati respinti i ricorsi presentati dal blogger e attivista ateo Anas Hassan, amministratore della pagina Facebook “The Egyptian Atheists”. 

Nel febbraio 2021, l’uomo era stato condannato a tre anni di reclusione e a una multa di 300.000 sterline egiziane (circa 19.100 dollari statunitensi) per blasfemia e uso improprio dei media. 

Sempre nel giugno 2021, la Lega Antidiffamazione (ADL) ha pubblicato uno studio relativo alla presenza di contenuti antisemiti nei libri di testo egiziani e alla vendita di diversi libri antisemiti alla fiera del libro gestita dallo Stato. Ibrahim Issa, noto giornalista e conduttore televisivo, ha parlato della mancanza di «sufficienti riferimenti» alla storia cristiana nei programmi scolastici, ad eccezione di alcuni contenuti relativi ai monasteri, al monachesimo e al coinvolgimento di questi nella Rivoluzione del 1919. In uno studio del giugno 2021, i membri della comunità sciita hanno affermato che esprimere il proprio credo religioso, pregare in pubblico o possedere letteratura a sostegno della propria filosofia li espone alle accuse di blasfemia. L’importazione di letteratura bahá’í e dei Testimoni di Geova è tuttora proibita. Sebbene il governo indichi i Testimoni di Geova come “cristiani” sulle carte d’identità, un decreto presidenziale vieta le loro attività religiose. A luglio, è stato pubblicato un Rapporto sulla “Legge sulla Cittadinanza” in Egitto, in cui sono stati presentati e studiati diversi casi di revoca della cittadinanza a causa dell’identità religiosa. In agosto, il Ministro dell’Awqaf, Mohamed Mokhtar Gomaa, ha dato ordine alle moschee di rimuovere qualsiasi pubblicazione che adotti un’ideologia estremista. Nello stesso mese, durante un’intervista televisiva, il Presidente egiziano ha dichiarato: «Siamo tutti nati musulmani e non musulmani secondo le nostre carte d’identità, ma ci rendiamo conto che dobbiamo riformulare la nostra comprensione del credo che seguiamo». «Rispetto i non credenti – ha poi aggiunto – Ma una società che è stata condizionata a pensare in un certo modo negli ultimi novant’anni potrà accettarli? [...] Rispetto la volontà dei non credenti, che si basa sulla libertà di credo, un diritto dato da Dio». Il Presidente egiziano è stato fortemente criticato per aver fatto passare per naturale l’accettazione dell’ateismo in un Paese a maggioranza musulmana. Secondo un leader della comunità presbiteriana, ad agosto la polizia avrebbe fermato decine di convertiti che si stavano recando in chiesa per un ritiro, prendendo i loro documenti e arrestando e interrogando alcuni parrocchiani. I fedeli sono stati rilasciati, ma sono stati comunque maltrattati e, in alcuni casi, trattenuti in carcere. A settembre, l’ex Ministro della Cultura Gaber Asfour ha espresso il proprio sostegno alla rimozione della voce relativa alla religione nelle carte d’identità nazionali egiziane. Anche il giornalista e conduttore televisivo Ibrahim Issa si è detto favorevole ad un simile cambiamento. Nel febbraio 2022, Issa è stato indagato per le sue osservazioni controverse sul viaggio “Al-Miraj” di Maometto. Nello stesso mese, l’ONG “Iniziativa Egiziana per i Diritti Personali” (EIPR) ha chiesto che il cittadino copto Gerges Samih Zaki Ebeid venisse liberato e che le accuse contro di lui venissero ritirate. Ebeid era stato accusato di aver pubblicato sulla sua pagina personale Facebook un messaggio considerato irrispettoso nei confronti dell’Islam, in seguito al quale si sono verificati disordini settari che hanno portato alla detenzione di 20 musulmani e 15 copti. Sempre a settembre, alcuni attivisti hanno documentato la distruzione di una chiesa non autorizzata nel Governatorato di Beheira. Il Consiglio comunale di Damanhur e le forze di sicurezza locali hanno eseguito l’ordine di sgombero. Almeno quattro parrocchiani sono stati feriti e 21 manifestanti copti sono stati arrestati e in seguito rilasciati.

Nello stesso mese, sono stati liberati quattro importanti predicatori salafiti che erano stati arrestati nel 2019. I chierici erano stati accusati di «incitamento alla violenza e adesione a un gruppo terroristico». Uno di loro è stato nuovamente arrestato e condannato a 15 anni di carcere. In ottobre, Nasser e Ali al-Sambo sono stati condannati all’ergastolo per aver ucciso il cristiano copto Ramsis Boulos Hermina. Nello stesso mese, i media hanno riportato la notizia che il nuovo complesso carcerario a Wadi El-Natrun prevedeva al suo interno una chiesa. A novembre, l’avvocato Ahmed Abdou Maher è stato condannato a cinque anni di detenzione e lavori forzati per aver diffamato l’Islam nel suo libro in arabo Come la giurisprudenza degli Imam sta portando la nazione fuori strada e per alcuni commenti rilasciati in interviste con i media. Maher ha criticato quella che ha definito «l’ideologia intrisa di sangue» dell’Islam. In un’altra intervista, l’avvocato ha detto che la «nazione» islamica è «statica» e che «l’illuminazione» richiede coraggio. I liberali hanno preso le sue difese. Maher ha anche chiesto ad Al-Azhar di riformare il programma di studi religioso impartito agli studenti. Sempre a novembre, la Corte Amministrativa Suprema ha respinto un ricorso presentato dall’ex candidato alle elezioni presidenziali, Abdel Moneim Aboul Fotouh, leader del Partito Egitto Forte. Nel marzo 2022, l’uomo è stato condannato a 15 anni di carcere. 

Nel dicembre 2021, all’attivista sciita Haidar Kandil, giornalista del quotidiano Al-Dustour, è stato vietato di recarsi all’estero. L’Unità Bayan (Dichiarazione), creata da Al-Azhar nel 2019 per «contrastare l’ateismo» e impedire ai giovani di «cadere nella miscredenza» era ancora operativa alla fine del 2021. Nello stesso periodo era ancora detenuto Ahmed Sebaie, arrestato nel 2020 per aver pubblicato un video sul canale YouTube in cui discuteva della Bibbia e della dottrina cristiana. Nel gennaio 2022, l’avvocato copto per i diritti umani Ramy Kamel è stato rilasciato dopo aver subìto dure misure di detenzione. L’uomo era stato arrestato dopo aver richiesto un visto per la Svizzera – dove doveva recarsi per intervenire a un forum delle Nazioni Unite a Ginevra – con l’accusa di appartenere a un gruppo illegale e di diffondere notizie false. Il 29 gennaio, Marco Gerges è stato condannato a cinque anni di detenzione e ai lavori forzati. Secondo l’ONG “Iniziativa egiziana per i diritti personali”, è stato ritenuto colpevole di «disprezzo dell’Islam», «sfruttamento della religione per promuovere idee estremiste» e «violazione dei valori della vita familiare egiziana». A gennaio, è stato emesso un decreto per legalizzare 141 chiese ed edifici ecclesiastici cristiani che praticavano senza permesso. In totale, dal 2017 sono state legalizzate oltre 2.000 chiese. Il 30 gennaio, nove copti sono stati arrestati dopo aver manifestato pacificamente a favore della ricostruzione della loro chiesa a Ezbet Faragallah. La ricostruzione era stata approvata da oltre un anno. I nove cristiani sono stati rilasciati il 23 aprile. La questione della ricostruzione e della riparazione delle chiese nelle popolose aree rurali o nelle baraccopoli è altamente problematica. L’EIPR ha elencato 25 casi in cui chiese e luoghi di culto sono stati chiusi anche dopo l’approvazione della legge del 2016. A febbraio, con una mossa senza precedenti, il Presidente egiziano ha nominato un copto, Boulos Fahmy Eskandar, a capo della Corte Costituzionale Suprema (SCC). Nello stesso mese, l’ONG “Iniziativa egiziana per i diritti personali” ha fatto appello contro una sentenza che avrebbe permesso al Governatorato di Alessandria di negare l’assegnazione di cimiteri ai fedeli che non aderiscono alle tre religioni riconosciute. A marzo, l’EIPR ha pubblicato un articolo in cui chiedeva al Parlamento egiziano di ritirare gli emendamenti alla legge che regola la predicazione religiosa. Il 9 marzo, la farmacista Isis Mustafa è stata rilasciata dal carcere. Nel settembre 2021, la donna era stata aggredita dai suoi colleghi per non aver indossato l’hijab. Nonostante le indagini della polizia abbiano confermato l’incidente, anziché applicare la legge civile le autorità locali hanno organizzato una sessione di riconciliazione. Nello stesso mese è stato rilasciato il blogger coranista (un credo che sostiene che il Corano sia l’unica fonte del diritto islamico e non gli hadith) Reda Abdel Rahman, la cui detenzione è stata prolungata più volte.

È stato ampliato il Fondo per onorare i martiri, le vittime, le persone scomparse e i feriti nell’ambito delle operazioni antiterrorismo e di sicurezza, e le loro famiglie (comprese le minoranze religiose). Ad aprile, Nevine Sobhy, una donna copta, è stata schiaffeggiata da un farmacista musulmano perché indossava una camicia a maniche corte e non portava l’hijab durante il Ramadan. La donna è stata minacciata dalla polizia quando ha insistito per sporgere denuncia ed è stata obbligata a firmare un rapporto modificato dall’avvocato dell’aggressore. Si è appellata al Consiglio Nazionale delle Donne in Egitto, al Ministro degli Interni e persino al Presidente egiziano, affinché intervenissero per proteggere lei e altre donne. Alla fine è stata costretta a partecipare ad una sessione di riconciliazione, durante la quale sono state scattate delle foto poi diffuse attraverso i social media. La vicenda ha provocato pesanti critiche da parte degli attivisti per i diritti umani. Il 23 aprile, la Procura Suprema per la Sicurezza dello Stato ha rilasciato nove copti che erano stati arrestati durante le manifestazioni in cui si chiedeva il ripristino della chiesa di San Giuseppe e Abu Seifein nel loro villaggio. A maggio, l’EIPR ha pubblicato un rapporto sulle lacune giuridiche nelle ripartizioni delle quote ereditarie alle donne cristiane egiziane. Il 28 giugno, il Ministero degli Awqaf (dotazioni religiose) ha vietato ad Alaa Mohammed Hussein Yaqoub, figlio dell’influente imam salafita e predicatore Mohammed Hussein Yaqoub, di predicare nelle moschee90. Questa decisione è giunta dopo una discussa testimonianza del padre di Alaa Yaqoub in un processo.

A giugno, l’EIPR ha lanciato un avvertimento sulla presunta deportazione del convertito cristiano e richiedente asilo yemenita Abdul-Baqi Saeed Abdo. L’uomo era detenuto in custodia cautelare in seguito all’accusa di «adesione a un gruppo terroristico [...] e disprezzo della religione islamica». Abdo aveva chiesto asilo in Egitto dopo essere sfuggito nello Yemen a un tentato omicidio nell’ambito del quale era stata uccisa sua moglie, anche lei convertita al Cristianesimo. A luglio, il Presidente Abdel Fattah al-Sisi ha ordinato il restauro e la ristrutturazione dei santuari della Ahl al-Bayt (la famiglia del Profeta Maometto) in tutto il Paese. Il 14 agosto, è scoppiato un incendio nella chiesa di Abu Seifein a Giza. Almeno 41 persone sono morte e 55 sono rimaste ferite. Questo incidente ha evidenziato il problema ricorrente e delicato delle restrizioni alla costruzione e al rinnovo dei luoghi di culto non musulmani, che porta al sovraffollamento di edifici obsoleti con gravi problemi di sicurezza. Con una iniziativa senza precedenti, il Papa copto Tawadros ha denunciato pubblicamente questo problema. A settembre, diverse università statali hanno imposto un codice di abbigliamento più conservatore alle proprie studentesse, scatenando dibattiti sull’istruzione superiore e sull’obbligo delle scuole pubbliche di far indossare l’hijab a donne e ragazze. Nello stesso mese, l’Alta Corte Amministrativa ha confermato il licenziamento di Mona Brince, una professoressa dell’Università del Canale di Suez che era stata sospesa per aver pubblicato dei video di se stessa mentre balla sui social media. In vista della Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 2022, nota anche come COP27, tenutasi a Sharm-El-Sheikh a novembre, l’Egitto ha pubblicato un libro sull’Islam e l’ambiente.

Alla COP27, svoltasi dal 6 al 18 novembre, i leader religiosi «hanno incontrato varie delegazioni di gruppi della società civile, attivisti per il clima, esperti e altre organizzazioni religiose al fine di riflettere su come raggiungere la neutralità climatica». Monsignor Nicolas Thévenin, Nunzio Apostolico in Egitto e vice capo della delegazione della Santa Sede, ha dichiarato: «Il quadro principale in cui svolgiamo il nostro ruolo come Santa Sede è che non proponiamo soluzioni tecniche, ma a volte riusciamo a far sì che le persone si uniscano e siano parte della soluzione». Sebbene l’adozione non sia consentita nell’Islam, il dibattito sul diritto dei cristiani di adottare bambini si è nuovamente riacceso in seguito al caso del piccolo Shenouda. Il neonato, trovato sulla porta di una chiesa copta, è stato tolto dalla polizia alla sua famiglia “adottiva” copta. Vi sono molte testimonianze di ragazze e donne cristiane rapite e obbligate a convertirsi, che vengono violentate e costrette al matrimonio con uomini musulmani, i quali le trasformano di fatto in schiave sessuali. Questi rapimenti, considerati un atto “genocida”, spesso non vengono denunciati dalle vittime.

Sebbene la retorica ufficiale del governo ribadisca la fratellanza e l’uguaglianza tra i cittadini egiziani, i fatti talvolta dipingono una realtà diversa.

In effetti, sono stati compiuti passi positivi come l’incoraggiamento ad una maggiore unità nazionale tra musulmani e cristiani, il dialogo interreligioso e la tolleranza, la protezione dei siti appartenenti al patrimonio religioso e la legalizzazione di centinaia di chiese. Tuttavia, l’intolleranza sociale profondamente radicata e la discriminazione istituzionalizzata nei confronti dei non musulmani o di coloro che sono considerati musulmani devianti rimangono un grave problema sociale. Inoltre, chi non appartiene alle religioni monoteistiche tradizionali, o a quelle non ufficialmente riconosciute, deve affrontare difficoltà come gli atteggiamenti negativi della società e le politiche governative contraddittorie. Discriminati dalla legge e privi degli stessi diritti dei loro concittadini musulmani, i cristiani sono spesso oggetto di aggressioni e crimini. Le vittime riferiscono anche che, nella maggior parte dei casi, le forze di polizia non intervengono negli attacchi ai danni dei copti. Mentre i loro aggressori beneficiano dell’impunità legale, spesso sono i cristiani ad essere incarcerati. Nonostante alcuni miglioramenti, non è garantita la possibilità di godere di più aspetti relativi alla libertà religiosa, e gli sviluppi devono essere tenuti sotto osservazione. 

 



Foto di Chickenonline da Pixabay

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