mercoledì 18 ottobre 2023

SIRIA, DIVERSE FAZIONI ISLAMISTE CONTROLLANO VARIE ZONE



di Aiuto alla Chiesa che Soffre



In base all’articolo 3 della Costituzione siriana, approvata da un referendum costituzionale nel 2012, «la religione del Presidente della Repubblica è l’Islam; la giurisprudenza islamica sarà una delle principali fonti del diritto; lo Stato rispetta tutte le religioni e assicura la libertà di praticare tutti i riti a patto che questi non pregiudichino l’ordine pubblico; lo status personale delle comunità religiose è tutelato e rispettato». L’articolo 8 proibisce di «svolgere qualsiasi attività politica o formare qualsiasi partito o raggruppamento politico sulla base di elementi religiosi, settari, tribali, regionali, di classe, professionali, o in base a discriminazioni di genere, origine, razza o colore». L’articolo 33 dispone che «i cittadini sono uguali nei diritti e nei doveri senza alcuna discriminazione tra loro per motivi di genere, origine, lingua, religione o credo». All’articolo 42 si legge inoltre che «la libertà di credo è garantita, come previsto dalla legge». Il governo limita il proselitismo e le conversioni e proibisce la conversione dei musulmani ad altre religioni. Mentre abbandonare l’Islam per il Cristianesimo non è permesso, il governo riconosce invece le conversioni all’Islam dei cristiani. Il Codice Penale siriano punisce chi «provoca tensioni tra comunità religiose» e all’articolo 462 stabilisce che chiunque diffami pubblicamente le pratiche religiose è punibile con la reclusione fino a due anni. L’intero contesto politico, incluso il sistema giudiziario, rimane definito dagli eventi successivi alla “Primavera araba”. Nel marzo 2011, a seguito di manifestazioni antigovernative, i manifestanti furono aggrediti dalle forze di sicurezza del governo del Presidente Bashar Al-Assad. Entro l’estate, la violenza si trasformò in una vera e propria guerra civile e l’opposizione iniziò ad armarsi. Inoltre, con l’intervento dell’Iran, della Turchia e dell’Arabia Saudita, oltre che degli Stati Uniti e della Russia, il conflitto divenne, secondo molti osservatori, una guerra per procura. Oggi il governo del Presidente Assad ha mantenuto o ripreso il controllo sulla maggior parte del Paese, sebbene vi siano ancora aree in cui altri gruppi, sostenuti da interessi stranieri di varia origine, hanno stabilito il controllo. 

La maggior parte dei siriani è di fede musulmana sunnita, mentre alauiti (o alawiti), cristiani e drusi contribuiscono a formare il tradizionale mosaico religioso del Paese. Il più importante gruppo etnico non arabo è costituito dai curdi, la maggior parte dei quali pratica l’Islam sunnita. Il Presidente Bashar al-Assad appartiene alla comunità alauita. Nel 1974, durante il governo di suo padre, Hafez al-Assad, lo studioso sciita Musa al-Sadr emise una fatwa che riconosceva gli alauiti come un ramo dell’Islam sciita. Gli alauiti sono guardati con disprezzo da un certo numero di appartenenti alla maggioranza sunnita, molti dei quali li considerano degli eretici. Nel dicembre 2020, il Presidente Bashar al Assad ha tenuto un discorso a un’assemblea di studiosi musulmani sunniti, affermando tra l’altro che «alcune persone credono che uno dei requisiti della laicità, o l’essenza di essa, sia separare la religione dallo Stato. Questo è sbagliato: non vi è alcuna relazione tra la laicità e la separazione della religione dallo Stato». 

Nel novembre 2020, un gruppo di opposizione armata sostenuto dalla Turchia è stato accusato di aver saccheggiato la Chiesa ortodossa siriaca Mar Touma a Ras al-Ayn. Nel luglio 2021 il Ministero della Difesa turco ha annunciato che avrebbe riparato la chiesa e le altre strutture religiose danneggiate dall’operazione del 2019 nell’area. I critici hanno accusato la Turchia di cercare solo di migliorare la propria immagine internazionale. Nel dicembre 2020, Voice of America ha riferito che i membri della comunità yazidi nel nord-ovest della Siria vivevano in uno stato di paura dopo che i ribelli islamisti sostenuti dalla Turchia, che controllano l’area, avevano stabilito un blocco di una settimana e avviato una campagna di arresti contro la minoranza religiosa nel distretto di Afrin. 

Nel febbraio 2021, gli attacchi aerei turchi e le continue offensive da parte di gruppi estremisti sostenuti dalla Turchia vicino ad Aleppo hanno colpito migliaia di yazidi che sono fuggiti nella regione da Afrin nel 2018, quando la Turchia ha invaso la Siria settentrionale. Secondo le stime, all’epoca, circa 160.000 curdi e altre minoranze etniche e religiose sono stati vittime di una vera e propria pulizia etnica. Nel febbraio 2021, il Ministero della Giustizia siriano ha stabilito che le leggi islamiche sullo status personale si dovessero applicare anche ai membri della comunità yazidi. Gli attivisti hanno affermato che la decisione equivaleva a una persecuzione religiosa e che era sbagliato considerare la fede yazidi come parte dell’Islam. Secondo le stime, gli yazidi in Siria sono oggi meno di 5.000, rispetto agli 80.000 presenti nel Paese prima della guerra. Nel marzo 2021, in un articolo di Foreign Policy si sosteneva che l’Iran stesse cercando di aumentare il numero di sciiti in Siria. Secondo l’autore del testo, i combattenti delle milizie sciite straniere hanno portato le loro famiglie in Siria per stabilirvisi. Nell’articolo si affermava inoltre che l’Iran stesse cercando di convertire i sunniti allo sciismo offrendo incentivi economici. Stando a quanto riportato dai media locali, il Corpo delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche dell’Iran (IRGC) ha messo in atto un’iniziativa finalizzata ad aumentare sistematicamente il numero di santuari e siti religiosi sciiti nella provincia di Deir Ezzor, sia prendendo possesso dei templi esistenti che costruendone di nuovi. Il presunto obiettivo è quello di consentire all’Iran di rivendicare il potere politico a nome degli sciiti siriani e di giustificare la sua presenza per proteggere i santuari (i principali santuari sciiti in Siria sono controllati spesso da una forte presenza di agenti di sicurezza iraniani). Nel giugno 2021, tre cristiani ortodossi sono stati arrestati nel loro villaggio fuori dalla città di Ras al-Ain, nel nord della Siria. Successivamente sono stati deportati in Turchia, dove un tribunale li ha condannati all’ergastolo con l’accusa di terrorismo. Sia la sentenza che il rapimento sono stati criticati e definiti illegali. Nell’agosto 2021, aerei turchi hanno colpito le abitazioni di Tell Tawil (Bnay Roumta), un villaggio cristiano oggi in larga parte disabitato nel Governatorato di Al-Hasakah. Secondo i rapporti, l’aviazione turca ha danneggiato anche altre città cristiane – Qamishli, Tal Gerebet e Ain Issa – nella regione cristiana assira lungo le rive del fiume Khabur. Voice of America cita i leader cristiani siriani, i quali hanno espresso preoccupazione per l’escalation degli attacchi turchi nel nord-est del Paese, affermando che la recente attività militare ha allontanato molti cristiani e membri di altre minoranze dalle loro case. I cristiani del Governatorato di Al-Hasakah lamentano che i disordini militari tra le milizie turche e curde, oltre a colpire la loro comunità, hanno provocato lo sfollamento di un gran numero di curdi che ora si sono reinsediati illegalmente nelle abitazioni cristiane. Nel novembre 2021, il Presidente siriano Assad ha abolito la carica di Gran Mufti, destituendo così Ahmad Hassoun, la massima autorità islamica in Siria. Il potere del Mufti è stato affidato a un consiglio giurisprudenziale, il Majlis al-Ilmi al-Fikhi. Nel gennaio 2022, l’ONG “Rete siriana per i diritti umani” ha pubblicato dei dati secondo cui nel 2021 le forze governative siriane avevano attaccato 14 luoghi di culto. Nel gennaio 2022, i bombardamenti turchi hanno danneggiato la chiesa assira Mar Sawa al-Hakim a Tel Tamr, nel nord-est della Siria. Il luogo di culto cristiano era già stato preso di mira dallo Stato Islamico nel 2015. Nel gennaio 2022, una conferenza interreligiosa di studiosi musulmani, cristiani, yazidi e alawiti si è svolta ad Amudah, una città della cosiddetta Amministrazione Autonoma della Siria nordorientale, governata dalle Forze Democratiche Siriane (SDF) a guida curda. Il membro del comitato organizzativo, Abdul Rahman Badrakhan, ha dichiarato: «I partecipanti alla conferenza hanno riflettuto sulle decisioni da prendere al fine di percorrere il cammino della coesistenza pacifica. Durante l’incontro si è inoltre discusso del contributo che le comunità di fede possono offrire ai processi necessari per garantire la pace e consolidare i princìpi della democrazia e della coesistenza pacifica nella società siriana». Nel marzo 2022, Regina Lynch, Direttore Internazionale dei Progetti di “Aiuto alla Chiesa che Soffre”, ha affermato che in un Paese in cui il 90 per cento della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà, «la disperazione è comune tra i cristiani siriani». Tuttavia Regina Lynch ha notato come la Chiesa e il suo impegno a fornire un sostegno di emergenza infondano fiducia nella minoranza. «Sebbene molti cristiani abbiano perso la speranza, essi riescono a ritrovarla grazie alle iniziative portate avanti dalla Chiesa». 

Nel giugno 2022, il monastero di Deir Mar Musa Al Habashi, fondato dal gesuita Padre Paolo Dall’Oglio, ha riaperto le proprie porte ai pellegrini dopo essere stato chiuso per anni a causa della guerra e della pandemia. Il monastero è un luogo di promozione del dialogo interreligioso. Nel luglio 2022, sono emerse notizie circa l’espropriazione illegale delle terre appartenenti ai cristiani nell’Amministrazione Autonoma della Siria nordorientale a guida curda. Secondo l’Agenzia AINA, casi di espropriazione e vendita fraudolenta di proprietà cristiane sono stati registrati nei centri urbani di Qamishli, Hassakè, Derek e Tal Tamr. Nel luglio 2022, la chiesa greco-ortodossa di Santa Sofia nel villaggio di al-Suqaylabiyah, vicino alla città di Hama, è stata attaccata con razzi lanciati da ignoti durante la cerimonia di inaugurazione. Due persone sono state uccise e dodici sono rimaste ferite. La costruzione della chiesa è stata sostenuta dalla Federazione Russa. Come indicato nei mezzi di informazione, «la “mini Hagia Sophia” siriana è stata presentata da fonti vicine al governo di Damasco come una sorta di risposta russo-siriana alla scelta di Ankara di riaprire Hagia Sophia al culto islamico». Nell’agosto 2022, il gruppo islamista Hayat Tahrir al-Sham (HTS) – affiliato ad Al Qaeda – ha permesso la riapertura della chiesa apostolica armena di Sant’Anna, chiusa da dieci anni a Yacoubia, nella regione di Idlib. L’apertura è stata decisa in seguito ad un incontro del leader del gruppo jihadista Abu Mohammed al-Golani con la comunità cristiana dell’area, in quello che, secondo Al Monitor, molti hanno interpretato come un tentativo di al-Golani di accreditarsi come moderato agli occhi della comunità internazionale e ottenere un sostegno estero. La mossa ha attirato le critiche di altri gruppi islamisti. Alcune ricerche suggeriscono che l’Hayat Tahrir al-Sham spinge le minoranze sotto il proprio controllo, come i cristiani e i drusi, a prendere in considerazione l’emigrazione o lo sfollamento, vietando le pratiche religiose o confiscando le proprietà. Sono state segnalate inoltre case cristiane convertite in moschee. Nel luglio 2022, il Presidente turco Recep Tayyip Erdogan è tornato a minacciare altre incursioni nel nord della Siria contro i gruppi curdi. Ankara prevede anche di rimpatriare i siriani sfollati in una cosiddetta «zona sicura» che la Turchia sta creando nel nord siriano. 

Secondo alcuni rapporti, nell’agosto 2022 le milizie turche hanno intensificato gli attacchi nelle regioni curde nel nord e nel nord-est della Siria, colpendo anche le minoranze religiose. Il governatorato di Tel Tamr, in cui vive una minoranza di cristiani assiri, e l’area circostante hanno subìto 25 diversi attacchi con un bilancio di sei persone uccise. La Turchia sostiene che le proprie operazioni costituiscono una difesa dall’offensiva delle forze guidate dai curdi. Nel settembre 2022, i corpi di cinque persone, presumibilmente uccise dall’ISIS, sono stati rinvenuti in una fossa comune ad Azaz, vicino ad Aleppo. Nel settembre 2022, la Chiesa siro-ortodossa ha eletto Boutros Kassis quale arcivescovo di Aleppo. Il presule sostituisce ufficialmente l’arcivescovo Yohanna Ibrahim che, nel 2013, è stato rapito insieme all’arcivescovo greco-ortodosso Boulos Yazigi. La loro sorte rimane tuttora sconosciuta. L’arcivescovo Yazigi è stato sostituito nell’ottobre 2021 in seguito all’elezione del Metropolita Ephraim Maalouli. Nel settembre 2022, Israele ha colpito la pista dell’aeroporto di Aleppo, mesi dopo aver sferrato un attacco analogo a Damasco. Si ritiene che tali aggressioni, che hanno provocato vittime nell’esercito siriano e tra i membri delle milizie, abbiano lo scopo di bloccare le attività militari dell’Iran in Siria36. Nell’ottobre 2022, un attacco dell’ISIS ha causato la morte di tre soldati governativi siriani e di un militante a Dewier, a est di Deir ez-Zor. Nell’ottobre 2022, una ragazza yazida è stata salvata dal campo profughi di al-Hol, nel governatorato di Hasaka, che ospita familiari di militanti dello Stato Islamico (ISIS). Secondo quanto riportato dalla stampa, la quindicenne era stata rapita dall’ISIS quando aveva appena dieci anni. Altre due donne yazidi erano state precedentemente salvate dalla struttura. Nel settembre 2022, le forze di sicurezza curde hanno sventato due attacchi con autobomba, pianificati dall’ISIS per rappresaglia dopo un’operazione condotta giorni prima nel campo contro i miliziani jihadisti, che si era conclusa con centinaia di arresti. 

Ad oltre undici anni dall’inizio della guerra in Siria, il Paese soffre ancora terribilmente. Sebbene i combattimenti siano diminuiti in modo significativo e l’ISIS abbia perso vaste zone di territorio, la Siria è ancora significativamente divisa a livello regionale e ciò influisce profondamente sulla libertà religiosa. Il governo guidato dal Presidente Bashar Al Assad ha ripreso il controllo del 70 per cento del territorio della Repubblica Araba Siriana. Le minoranze religiose tradizionali possono praticare liberamente il loro culto se si dimostrano fedeli al regime, nonostante questo sia autoritario e compia violazioni dei diritti umani. Le leggi e la società musulmana conservatrice, tuttavia, limitano ancora le attività di evangelizzazione. Ad esempio, le scuole cristiane possono insegnare la religione, pur non potendo esporre croci nelle classi o accogliere una cappella all’interno dell’istituto. A causa della guerra e delle conseguenti difficoltà economiche, molti cristiani hanno abbandonato il Paese. Prima della guerra, i cristiani rappresentavano circa il 10 per cento della popolazione. Secondo il Nunzio Apostolico in Siria, Cardinale Mario Zenari, fino a due terzi dei cristiani sono emigrati dall’inizio della guerra. Secondo le stime di “Aiuto alla Chiesa che Soffre”, i cristiani rimasti nel Paese sono tra 300.000 e 500.000. Durante il periodo in esame, il governo è intervenuto sulla struttura dell’Islam sunnita in Siria abolendo la posizione del Gran Mufti, sostituendola con un consiglio controllato dal governo. Anche l’applicazione delle leggi islamiche sullo status personale degli yazidi rimasti nel Paese sta condizionando pesantemente la libertà religiosa della comunità. Diverse fazioni islamiste – in particolare l’Hayat Tahrir al-Sham, gruppo affiliato ad Al Qaeda - esercitano il controllo nella regione nord-occidentale di Idlib, imponendo la loro versione radicale dell’Islam alla popolazione musulmana. I cristiani rimasti e altre minoranze religiose, come i drusi, soffrono pesantemente a causa dello strapotere islamista. Le comunità minoritarie soffrono anche nelle aree occupate dalla Turchia a causa dell’offensiva di Ankara contro le forze curde lungo il confine. Le minoranze sono vittime di attacchi compiuti sia direttamente dalle forze di occupazione turche che per mano dei gruppi di opposizione armata siriani sostenuti dalla Turchia. L’ISIS, pur sconfitto militarmente nel 2019, quando la sua ultima roccaforte è stata catturata da una coalizione guidata dagli Stati Uniti, è ancora molto attivo in Siria come gruppo terroristico e costituisce un’ulteriore fonte di sofferenza per le minoranze religiose. Sebbene i crimini contro la libertà religiosa possano aver raggiunto il picco in Siria prima del periodo in esame, la libertà religiosa è ancora sotto pressione e la situazione nel Paese continua a destare preoccupazione. Date le circostanze sociali ed economiche sfavorevoli, l’esodo delle minoranze religiose, inclusi i cristiani, è probabilmente destinato a continuare e le prospettive per l’esercizio della libertà religiosa di coloro che rimangono sono negative. 



Foto di Alexa da Pixabay

Nessun commento:

Posta un commento